martedì 18 agosto 2009

Tessera del tifoso, altro attacco ai diritti dei cittadini

Dal 1 gennaio 2010 entrerà in vigore la "tessera del tifoso", una card con tanto di foto e microchip, con la quale si schederà coloro che vorranno andare a vedere le partite negli stadi.
Infatti, da tale data, la tessera sarà obbligatoria per coloro che vorranno seguire la prpria squadra in trasferta, ma anche per coloro che nella prossima estate avranno intenzione di abbonarsi per le partite casalinghe.
Questa tessera è stata "progettata" nel 2007 dal governo "amico" di centrosinistra, con il famigerato "Decreto Amato".
Già da qui si vedevano i primi tentativi del futuro Pd di emulare il centrodestra sul tema della sicurezza.
Questo è un altro attacco alla libertà dei cittadini, ma al momento nessuno, se si eccettuano i gruppi ultras e qualche squadra calcistica (ma i motivi non sono gli stessi dei tifosi) protesta.
Come stiamo vedendo, le restrizioni sulla libertà dei cittadini vengono prima applicate allo stadio, con la "compiacenza" dell'opinione pubblica, poi senza che nessuno batta ciglio, vengono applicate alla vita di tutti i giorni.
Per finire, nuovo attacco della stampa ai tifosi livornesi ed in particolare alle Brigate Autonome Livornesi (BAL), gruppo disciolto purtroppo da qualche anno.
Per saperne di più:
http://www.senzasoste.it/content/view/8147/70/
e anche:
http://www.repubblica.it/2009/06/sport/calcio/maroni-tessera-tifoso/ultras-in-piazza/ultras-in-piazza.html .

Delphi, quella classe dirigente che manda i livornesi allo sbaraglio

delphi_stabilimento.jpgPer dare una trama alla vicenda Delphi bisogna necessariamente lasciare sullo sfondo particolari importanti e limitarsi all'essenziale. Questo perchè l'essenziale è veramente tale: la Delphi è un banco di prova di come la classe dirigente di questo territorio stia mandando i livornesi allo sbaraglio.

E cosa interessi davvero alla classe dirigente locale lo mostra la gerarchia delle notizie apparsa oggi su Il Tirreno, l'agenzia Stefani del notabilato di centrosinistra. Due pagine sui posizionamenti all'interno del PD per assicurarsi i posti di potere al congresso e sulla posta in gioco delle nomine nelle società controllate dal comune. Addirittura i nervosismi della componente socialista di Sinistra e Libertà per il posizionamento della corsa alle nomine come notizia che precede il dramma della Delphi. Siamo curiosi di sapere quali programmi questa componente di Sinistra e Libertà ha per la Delphi e siamo pronti a scommettere che sono molto più vaghi dell'idea che si sono fatti sul numero e sulla qualità di poltrone da accaparrarsi.

La notizia principale del giorno è poi la fuga dal ristorante, per non pagare il conto, da parte di cinque persone. Se sia più importante del fatto che 170 persone, più le relative famiglie, rischiano di non poter pagare nessun conto lo lasciamo giudicare a chi legge. In questi casi la visibilità sui giornali è sopravvivenza e lo stesso Tirreno lo sa benissimo. E' iniziata l'operazione di inabissamento degli operai Delphi, il ferragosto e le nuove emergenze completeranno l'opera.
Ma cosa è successo alla Delphi? Fermiamoci alle ultime puntate, quelle che risalgono a quest'anno in una vicenda che si trascina da oltre tre, sul particolare decisivo. L'imprenditore Rossignolo garantisce la riconversione industriale a sito e operai della Delphi in una operazione di acquisizione della piemontese Bertone e della fabbrica livornese. La riconversione della fabbrica livornese (170 operai rimasti) è quindi legata all'acquisizione di quella piemontese (circa 1200 operai). Si capisce che il grosso dell'operazione è a Torino. Rossignolo sviluppa contatti e accordi con il comune e la provincia di Livorno, il Monte dei Paschi, la regione Toscana. Tutto importante per carità ma il grosso dell'operazione è a Torino. Ebbene, lungo tutto l'anno, e soprattutto durante la campagna elettorale, sui media livornesi le istituzioni e i sindacati continuano a ripetere che il progetto Delphi sta marciando perchè c'è accordo tra Rossignolo e le istituzioni e le banche in Toscana. Insomma, la garanzia starebbe sul fatto che sulla sull'aspetto MINORE dell'investimento c'è accordo tra investitore, sindacati e istituzioni. Ma sull'aspetto MAGGIORE, ovvero il Piemonte, quale accordo c'è stato?
Bene, anzi malissimo, non abbiamo mai avuto notizia di un accordo per collegare la trattativa Bertone-Delphi tra il sindaco di Torino e quello di Livorno, tra i sindacati toscani e piemontesi, tra il Monte dei Paschi e le banche che lavorano con Bertone.
E' chiaro quindi che la Delphi si sarebbe potuta salvare solo con un lavoro di lunga durata diplomatica, pubblicamente riconosciuto e pubblicizzato, in Piemonte. Così come è stata concepita l'operazione Rossignolo è stata solo un'operazione di disturbo rispetto agli interessi che sono maturati in Piemonte. Dove persino esponenti del Prc hanno dato gradimento all'operazione assieme al sindacato.
L'esito non poteva quindi essere che questo visto che il sindaco di Torino, che non ha MAI lavorato in accordo con Cosimi su questo, ha espresso il suo gradimento per la cordata Fiat.
E quando sarà maturata la cordata Fiat che ha acquisito Bertone tagliando fuori la Delphi?
Secondo l'agenzia Stefani di Livorno ovvero il Tirreno solo a luglio e all'improvviso.
Lasciamo credere a chi ha votato Cosimi, incline quindi a bersi di tutto, che il progetto di acquisizione di una fabbrica di 1200 operai in Piemonte (dove istituzioni e sindacati un peso ce l'hanno) si possa fare dall'oggi al domani. Inserendosi magari in una notte in una trattativa.
La realtà è che l'interesse di Bertone da parte della Fiat è maturato in tempi industriali: qualche mese di trattative tra istituzioni piemontesi, sindacati e Fiat. Se a Livorno non ne hanno saputo nulla o sono degli incapaci, perchè non sono stati in grado di informarsi là dove si faceva il grosso dell'affare, o sono degli irresponsabili perchè davano per risolta una situazione che non lo era.
Inoltre crediamo che di questo sgangherato progetto Cosimi-Rossignolo una cosa sicura doveva funzionare: l'effetto immagine a ridosso delle elezioni (infatti a pochi giorni dalla elezioni Il Tirreno intervistò Rossignolo che fece uno spot elettorale per il sindaco elogiandolo per il suo grande impegno e per aver reso possibile il suo progetto). E magari anche qualche posizionamento nell'acquisto delle aree Delphi.
Di tutto questo muoversi da parte di Cosimi e Rossignolo oggi restano 170 persone a casa. E una certezza: la classe dirigente locale manda i livornesi allo sbaraglio. Di sicuro ai socialisti di Sinistra e Libertà preoccupati per le sorti delle loro poltore si rivolgerà una cura maggiore.
P.S. Queste parole non appartengono alla categoria "E' facile parlare dopo". Siamo stati i primi in tempi non sospetti, e lo abbiamo ribadito in ogni articolo, a scrivere che la vicenda Rossignolo era legata a doppio filo alla vicenda della Bertone. Non certo perchè siamo fenomeni ma solo perchè non siamo l'agenzia stampa di nessuno e cerchiamo di dare voce a chi viene spesso scansato a priori perchè non rappresenta la voce conforme di istituzioni e sindacati. Fu proprio un operaio in un'intervista rilasciata a noi nel febbraio 2008 a spiegare perchè l'operazione Rossignolo era legata a quella Bertone. Lo sapevano tutti ma non si poteva dire....

per Senza Soste, Ian St.John

8 agosto 2009

lunedì 17 agosto 2009

Nota stampa sull'iniziativa "Ferragosto in Piazza"

Bellissima serata in Piazza Garibaldi per "Ferragosto in Piazza", prima tappa delle feste "nomadi" che PRC-PDCI hanno organizzato per questa seconda metà di agosto.
La scelta dei quartieri popolari, e tra questi quello della zona Garibaldi, per ribadire con i fatti che i quartieri escono dalla paura e dall’isolamento solo se sono vissuti fino al midollo dai propri abitanti e dalla città.
L’iniziativa ha riscosso un successo insperato per presenze, visibilità e valore politico.
Un centinaio di persone hanno partecipato alla braciata popolare, un pienone inaspettato che ha costretto a lasciar andare via decine di persone, attratte dalla simpatica novità e dalla piazza pavesata di falci e martello e bandiere rosse che offriva un colpo d’occhio suggestivo.
Il serpentone dei tavoli, schierato alle spalle protettive dell’Eroe dei Due Mondi, ha ospitato un pezzo autentico di anima popolare del quartiere, della città e non solo.
E la piazza – stupenda al tramonto - è stata generosa regalando uno sguardo nuovo su uno degli angoli più belli di Livorno, quasi facendo dimenticare le ragioni politiche della scelta del luogo.
Poche ore sono bastate a far risbocciare la connessione sentimentale dei presenti con questo pezzo di città e con la sua storia di vivace tradizione comunista e di combattiva anima antifascista.
In questo ha dato indiscutibile una mano la tastiera e la voce di Emanuele Bernardeschi, che ha interpretato con grande passione il meglio del repertorio della canzone popolare passata e presente, raccogliendo l’apprezzamento di molti abitanti e di chi si è trovato a passare di là.
Alla fine commozione e felicità, coscienti di aver passato una serata che ha spezzato una lontananza e che ha ridato una certezza d’acciaio: qui dentro, come nel ‘21-‘22 i fascisti faranno parecchia fatica ad entrare.
Un sentito ringraziamento va ai compagni e alle compagne del "Chico Malo" e del "Refugio" che hanno dato il loro prezioso contributo all’organizzazione della serata.
Da domani - 18 agosto - e fino al 23, l'appuntamento è in Borgo Cappuccini 276, per l'iniziativa "Borgo in Festa" fortemente voluta dal Circolo ARCI Borgo, insieme sempre a PRC e PDCI, per coniugare, ancora una volta, buona cucina, temi importanti di attualità locale e nazionale e la presenza in un altro quartiere popolare importante della città.

Livorno, 17 agosto 2009

Ufficio stampa PRC-PDCI

mercoledì 12 agosto 2009

Eni vende la raffineria. 400 posti di lavoro a rischio. Il silenzio de Il Tirreno e del sindaco

raffineria_eni.jpg
In un articolo del 31 gennaio, Cristiano Meoni de Il Tirreno scriveva che "sulla scacchiera della raffineria si gioca una partita fondamentale per il futuro produttivo di Livorno". Si riferiva alle notizie sulla possibile vendita dell'impianto di Livorno da parte dell'Eni. Il sindaco Cosimi alla notizia di un possibile bando di vendita nello stesso articolo commentava "abbiamo avuto sentore di questo bando dell’Eni attraverso canali semiufficiali. Al momento non abbiamo nè elementi per preoccuparci nè per essere rassicurati, se non l’impegno del gruppo Eni a mantenere gli attuali livelli occupazionali fino al 2011".
Il timore, rispetto alla vendita dell'impianto, era espresso in questo modo da Il Tirreno "L’Eni ha garantito solo gli investimenti strettamente necessari, quelli per lavorare in condizioni di sicurezza. Niente più che ordinaria manutenzione. Di questo passo, come ormai tutti riconoscono, la raffineria non può che andare incontro a un declassamento a deposito, con conseguente taglio di CENTINAIA (sottolineatura nostra, ndr) di posti di lavoro". In questa vicenda il rischio concreto sta nel fatto che, in mancanza di un nuovo acquirente, l'impianto si "spenga" progressivamente lasciando a casa centinaia di persone. Nell'articolo si definisce inoltre la ricerca di un nuovo acquirente "un’incognita gravida di rischi" sia per il fronte occupazionale che per la stessa struttura produttiva livornese.
Il titolo di questo articolo è "L'Eni mette in vendita la raffineria" ma le parole del sindaco, rispetto a quest'ipotesi, sono state chiare: ha parlato di "possibile bando di vendita" ma non certo e ha commentato, come abbiamo visto, "al momento non abbiamo nè elementi per preoccuparci nè per essere rassicurati".
Successivamente si parla di dodici acquirenti interessati all'impianto di Livorno ma non si fa cenno della loro intenzione di salvaguardare i livelli occupazionali (leggi). La Regione poi si dice ufficialmente preoccupata della vicenda Eni (leggi).
Durante la campagna elettorale Cosimi parla dell'Eni in termini puramente ipotetici "noi lavoriamo perché vi sia un tavolo per discutere con l’acquirente, SE (sottolineatura nostra, ndr) vi sarà la vendita dell’impianto" (leggi)
Insomma, poco prima delle elezioni l'ipotesi della vendita dell'Eni per Cosimi non ha ancora fatto passi avanti in un senso o in un altro. C'è qualcosa che non torna: i dodici possibili acquirenti dell'impianto nel frattempo che fine hanno fatto?
Il 4 luglio il ministro Matteoli, la cui questione Eni è di competenza annuncia sicuro "L'Eni sarà venduta" (leggi).
Se, come diceva il Tirreno a gennaio, sull'Eni si gioca una partita decisiva sul futuro di Livorno a luglio nessuno ha voluto commentarla. Nessun comunicato ufficiale del comune e dei sindacati nè tantomeno emersione dei possibili 12 acquirenti. Perchè?
Il Giornale del 31 luglio dà quindi la notizia della reale messa in vendita dell'ENI: "la flessione dei margini di raffinazione ha spinto l’Eni a mettere in vendita la raffineria di Livorno" (leggi).
La notizia viene confermata dal sito della borsa italiana con questo commento: "Eni sta andando avanti nella vendita pianificata della raffineria di Livorno, come parte della sua strategia per la riduzione della capacita' di raffinazione" (leggi). Persino il Wall Street Journal on line diffonde la notizia (leggi). Ma NON Il Tirreno che il 31 luglio dà notizia dell'assemblea del gruppo Eni ma non della decisione della vendita dell'impianto di Livorno (leggi). E che la notizia dell'assemblea ENI e della vendita dell'impianto di Livorno siano correlate come evento ENI del 31 luglio lo mostra il lancio Reuters di quel giorno che parla di entrambi (leggi)

Come mai il Tirreno ha scorporato la notiza dell'assemblea ENI da quella della decisione della vendita dell'impianto di Livorno? Come mai il sindaco, una volta che l'ipotesi di vendita si è fatta concreta, tace ufficialmente?
Insomma, si va alla vendita in quello che lo stesso Giornale filogovernativo (articolo citato) definisce "uno scenario difficile, che caratterizza tutto il settore". Come è possibile trovare un acquirente che garantisca i livelli occupazionali in un simile scenario?
In una città scossa dal caso Delphi queste domande la stampa locale non le pone e non dà nemmeno le notizie. Per non parlare di prese di posizione ufficiali dell'amministrazione comunale e dei sindacati, queste risposte non ci sono anzi ufficialmente a Livorno non c'è neanche la notizia della vendita. C'è solo il silenzio. Delle istituzioni, dei sindacati e di una stampa locale tutta concentrata sui problemi del parcheggio dei motorini e della rimozione dei banchi di Piazza XX settembre.
Ma perchè Il Tirreno ha mancato una notizia così importante? Per svista? Per favorire il silenzio di una amministrazione che non ha soluzioni?
Il modo con il quale è stato gestito, dall'amministrazione e dalla stampa, il caso Delphi autorizza a farsi queste domande. Prima che sia troppo tardi

Fonte: Senza Soste, Ian St.John

Innse, gli operai salvano la "loro" fabbrica

La trattativa si conclude a mezzanotte: Genta e Aedes cedono l'impianto a Camozzi. E i cinque scendono dal carro ponte
di Ilaria Carra, Oriana Liso
A mezzanotte e ventiquattro la partita è finita. La Innse è salva. E i cinque operai che da otto giorni erano sul carroponte a 17 metri d’altezza sono usciti dalla fabbrica tra i cori e gli applausi di familiari, colleghi, amici e tutti quelli che li hanno sostenuti in questo agosto. Un urlo liberatorio. «Era una sfida a chi resisteva di più, è stata dura, siamo stati dei leoni — hanno detto — Non siamo dei divi, adesso vogliamo tornare a lavorare». La cosa più dura da sopportare è stato il caldo. «Da soli non ce l’a vremmo mai fatti, è stata la vittoria di tutti e a tutti va il nostro grazie».

Comincia una vita nuova per la Innse, di proprietà ora del gruppo industriale Camozzi di Brescia. «Abbiamo chiuso con grande soddisfazione di tutti — ha detto il prefetto Lombardi — , io per primo. Spero che questo sia il primo di una serie di salvataggi di aziende perché far sopravvivere le fabbriche storiche è importantissimo». Soddisfatto anche l’avvocato di Genta, il proprietario bersaglio degli operai nelle ultime ore: «Usciamo definitivamente di scena. Abbiamo fatto un importante sacrificio, non arriveranno utili al mio cliente. Abbiamo ottenuto la rinuncia da parte di Aedes alla richiesta di danni. E anche con i sindacati non abbiamo più nessun rapporto. Il concetto è ognuno per la sua strada. Abbiamo venduto una trentina di macchine escluse le sette che avevamo già piazzato».

«La Innse ha un nome storico che ha dato tanto all’immagine dell’Italia all’estero — ha detto Camozzi — e noi la riporteremo in auge. Entreremo a ottobre, questa azienda verrà ingrandita». Non è ancora definito il costo complessivo dell’operazione ma dovrebbe aggirarsi intorno ai quattro milioni.

L’intesa tra gli acquirenti del gruppo bresciano e Silvano Genta è stata raggiunta pochi minuti prima della mezzanotte, ora in cui scadeva l’ultimatum posto dalla cordata di imprenditori per raggiungere un accordo. L’accordo tra Genta e Aedes era arrivato qualche ora prima.


L’ultimo brivido è stata la trattativa tra la proprietà e i lavoratori, rappresentati al tavolo in prefettura da Maria Sciancati, segreteria milanese Fiom.

La richiesta dei lavoratori era il totale riassorbimento dei 49 operai, condizione questa irrinunciabile. Le altri condizioni erano rassicurazioni sul piano industriale, sui tempi della ripresa dell’attività produttiva e sui percorsi per l’accesso alla cassa integrazione e/o ad altri ammortizzatori sociali. È arrivato il via libera dalla nuova proprietà. E a questo punto i lavoratori hanno potuto iniziare la festa.

Per quanto riguarda l’area, si sarebbe trovata un’intesa anche con il Comune, che oltre dieci anni fa per quell’area, la ex Innocenti, decise un piano di riqualificazione urbana che avrebbe dovuto destinare i circa 300 mila metri quadrati su cui sorgono anche i capannoni della Innse a servizi pubblici e in particolare a un parco pubblico. Tenendo conto che la Innse, in linea di massima, resterà su quell’area, questo comporta che la parte di servizi debba essere comunque realizzata. Volumetrie che probabilmente dovranno essere sottratte a eventuali complessi residenziali su quell’area.

Camozzi di suo aveva posto come condizione di poter disporre di un’a rea più grande per poter permettere il passaggio dei camion, una sorta di piattaforma logistica esterna. Dal Comune la massima disponibilità a favorire l’operazione: «È stato avviato un percorso molto positivo che però dovrà tenere conto delle indicazioni del consiglio comunale del 1996 quando votò un piano di riqualificazione dell’area che prevede la realizzazione di parchi e servizi in quella zona — commenta l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli — Sono contento che la fabbrica sia stata salvata e vogliamo individuare insieme un percorso di sviluppo, ma allo stesso tempo dobbiamo garantire i servizi che il quartiere necessita come previsto dall’accordo».
(11 agosto 2009)