martedì 30 novembre 2010

Proteste anti-gelmini: scontri e blocchi in tutta la penisola

Articolo tratto da ansa.it
"BOLOGNA - Si è concluso a Bologna il blocco dell'autostrada. Dopo aver percorso un paio di chilometri, sotto una pioggia che via via si è fatta battente, la manifestazione anti Gelmini è uscita dal tratto cittadino dell'autostrada A14, che stava occupando contro il Ddl. Gli studenti, circa 7.000, hanno imboccato lo svincolo per l'uscita per il casello di Bologna Arcoveggio, e dopo essere transitati anche su un tratto della tangenziale sono definitivamente usciti. Inizialmente il corteo aveva invaso entrambe le carreggiate. Poi la marcia è proseguita in direzione Nord, a quel punto solamente su una. La manifestazione ha incrociato gli automobilisti, fermi, nella direzione opposta. Il traffico, infatti, era stato precedentemente in parte deviato e poi fermato dalle forze dell'ordine. Alcuni camionisti hanno suonato il clacson in appoggio al corteo. Interrotta l'occupazione, la manifestazione sta facendo ritorno verso il centro della città, percorrendo via di Corticella.

TORINO: TANGENZIALE BLOCCATA DA SIT-IN - La tangenziale di Torino è stata bloccata, poco dopo le 14:30, da circa 200 studenti che sono protagonisti di un sit-in su entrambe le carreggiate. I manifestanti stanno ponendo simbolicamente sigilli agli ingressi dell'arteria stradale. Il corteo di protesta ha raggiunto la tangenziale dopo avere percorso una decina di chilometri a piedi. Un altro nutrito gruppo di studenti ha bloccato l'incrocio tra corso Re Umberto e corso Vittorio Emanuele II, a pochi isolati dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova e dalla sede regionale del Pdl.
La stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino è stata bloccata oggi poco prima delle 15 da un centinaio di studenti che protestano contro la riforma Gelmini. A piccoli gruppetti, i manifestanti bloccano i binari, mentre la parte più consistente si è diretta verso lo snodo della stazione lontano qualche centinaia di metri dall'atrio passeggeri.

ROMA : STUDENTI BLOCCANO TRAFFICO SU LUNGOTEVERE - Il corteo di studenti che si è ritirato dai pressi di piazza Montecitorio sta bloccando il traffico sul Lungotevere. Gli studenti promettono di "assediare i palazzi del potere" ma nell'attesa di decidere da che parte andare stanno bloccando il traffico già messo a dura prova da pioggia e sciopero dei mezzi di trasporto.

STUDENTI BLOCCANO ACCESSO A BERGAMO ALTA - Alcune decine di studenti, protestando questa mattina contro la riforma dell'università, hanno bloccato per un'ora a Bergamo il viale delle Mura, all' altezza della porta Sant'Agostino, l'accesso più trafficato che conduce alla Città alta. I ragazzi hanno improvvisato un sit in mezzo alla strada, impedendo il passaggio delle auto ed esponendo uno striscione con scritto 'No alla riforma della D-istruzione'. Altri duecento ragazzi hanno preso parte a un corteo che si è snodato lungo le strade del centro cittadino. Nel pomeriggio è prevista un'altra iniziativa tra le 15 e le 17 in una delle sedi dell'ateneo in Città alta.

BARI: STUDENTI BLOCCANO PONTE, TRAFFICO IN TILT - Un folto gruppo di studenti universitari, che faceva parte di un corteo che stava sfilando per le strade di Bari per protesta contro il ddl Gelmini, ha occupato il ponte di corso Cavour, nel centro cittadino. L'occupazione sta creando notevoli disagi alla circolazione dei veicoli. Già ieri un gruppo di studenti aveva bloccato lo stesso ponte. Un'altra parte del corteo si sta dirigendo invece verso il teatro Petruzzelli, con l'intento di entrare nell'edificio per srotolare sulla facciata uno striscione.

CALABRIA; CONCLUSO BLOCCO SVINCOLO A3 COSENZA - Si è conclusa la manifestazione di protesta degli studenti dell'Università della Calabria con l'occupazione dello svincolo di Cosenza nord dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Gli studenti sono rientrati nel campus di Arcavacata dove terranno una assemblea per decidere altre iniziative di protesta contro la riforma Gelmini. "Siamo in attesa di conoscere - sostengono gli studenti - l'esito della votazione a Roma per poi decidere sulle altre manifestazioni da organizzare. La protesta, certo, non finisce perché riteniamo che la riforma è ingiusta e penalizza tutto il sistema universitario". L'occupazione dello svincolo autostradale ha provocato disagi al traffico che ora, secondo quanto ha reso noto l'Anas, sta tornando alla normalità. Permangono i rallentamenti in entrambe le direzioni a causa della chiusura e delle uscite obbligatorie istituite a Cosenza sud e Rose Montalto per i veicoli diretti a Cosenza nord. Sul posto è intervenuto il personale dell'Anas e della Polizia stradale per la gestione della viabilità.

VERSO NORMALITA' A PALERMO, TOLTI BLOCCHI - Sta lentamente tornando alla normalità la situazione a Palermo dopo le proteste degli studenti, contro la riforma della scuola e il ddl sull'università, che hanno paralizzato la città. Diversi cortei hanno bloccato il traffico e sono stati chiusi per circa mezz'ora i cancelli del porto. Un gruppo di circa settemila ragazzi, cui si sono uniti anche gli universitari delle facoltà di Lettere, realizzando il "blocchiamo tutto day", ha fermato la circolazione lungo la circonvallazione, impedendo l'ingresso in autostrada o in città ad auto e camion.

CAGLIARI, STUDENTI IN CORTEO BLOCCANO TRAFFICO - Dall'occupazione alla marcia: circa 300 studenti dell'Universtà di Cagliari si sono mossi in un corteo non autorizzato per le vie del centro cittadino per protestare contro il ddl Gelmini. I manifestanti, partiti dall'aula 1 della facoltà di Ingegneria dove si stava proiettando la diretta parlamentare sui lavori di approvazione della riforma universitaria, si sono spostati prima in piazza Yenne e poi in via Roma dove stanno bloccando il traffico all'altezza del Municipio. Una parte dei ricercatori dell'Ateneo cagliaritano si trova invece alla manifestazione nazionale a Roma."

Oggi si vota il ddl gelmini: proteste e blocchi in tutta Italia

Articolo tratto da: senzasoste.it



Studenti in rivolta in tutta Italia nel giorno in cui la Camera dei Deputati vota sul ddl di riforma dell'Universita'. Montecitorio fin da questa mattina e' presidiata da un ingente numero di forze dell'ordine che chiude tutti i varchi di accesso per impedire che gli eventuali cortei possano fare irruzione davanti al portone della Camera. Anche via del
Plebiscito, davanti alla abitazione privata di Silvio Berlusconi, e' presidiata. Fuori dal Palazzo, infatti, la capitale si prepara a vivere un'ennesima giornata calda per la manifestazione degli studenti che sta per iniziare e che sfilera' per la strade della citta', gia' paralizzata dalla pioggia.

Sui siti e radio di movimento, infoaut, aut-aut, radio onda d'urto, è possibile ricevere continui aggiornamenti sulla protesta.

Attualmente il fronte più caldo della protesta è Roma, dove sono in corso scontri tra studenti e forze dell'ordine. Nella giornata sono state diverse le iniziative e in particolare i blocchi alle stazioni. A Pisa, un corteo di circa 10.000 persone ha occupato la stazione centrale; a Milano c'è stato un tentativo ingresso a Palazzo Marino; Palermo è stata paralizzata dai cortei; a Torino gli studenti sono entrati negli uffici del MIUR; a Genova e Brescia scontri tra polizia e manifestanti; blocchi alle stazioni di Padova e Venezia; occupate diverse facoltà tra cui Trento e Bari.

(red.)

30 novembre 2010

sabato 27 novembre 2010

Garantire i diritti dei diversamente abili allo stadio. Subito

Articolo tratto da www.senzasoste.it, su spunto preso da un post tratto da www.alelivorno.it, sulla indecorosa postazione per i disabili presso lo stadio comunale A. Picchi.



"A differenza dei consueti editoriali ci occupiamo adesso di una vicenda di ordinaria vergogna ed incuria che riguarda l’amministrazione comunale e i media locali. Stiamo parlando della vicenda dei posti riservati ai diversamente abili allo stadio Armando Picchi. Posti la cui sistemazione, dalla metà del decennio appena trascorso, era già chiaramente caratterizzata da criteri di superficialità e incuria.
Dopo qualche anno di segnalazioni, e di disinteresse da parte dell’amministrazione comunale e della stampa locale, ecco la situazione: http://www.alelivorno.it/Forum/FAL3/viewtopic.php?f=2&t=13283
Lo svolgimento del gioco si segue malissimo, a volte non si vede una porta, e se piove la visibilità è ridotta a zero. Senza contare che, quando la temperatura sale, il settore può essere paragonato ad una sauna. Bel modo di tutelare il divertimento e la salute di persone che hanno più diritto di tutte di passare un bel pomeriggio allo stadio.
Se da situazioni come queste si intuisce il modo con il quale vengono tutelati i diritti dei diversamente abili a Livorno allora siamo messi male. Infatti siamo messi veramente male, e non solo allo stadio, purtroppo.
Se facciamo il paragone con la tutela dei diritti dei diversamente abili in altri stadi della serie B la comparazione risulta particolarmente impietosa. Ecco, ad esempio, sempre segnalato dal Forum Alélivorno la sistemazione che è stata pensata, e realizzata, a Siena: http://img338.imageshack.us/img338/3847/img4257a.jpg
Oltre al paragone, impietoso appunto, con altre realtà il quadro è reso ancora più inaccettabile dalle testimonianze che arrivano al Forum Alèlivorno e non solo. Ne viene fuori una vicenda di anni di segnalazioni alle amministrazioni comunali che si sono succedute, alla società A.S. Livorno, di appelli alle televisioni locali. In anni di tutto questo niente si è mosso. Eppure i lavori per migliorare la situazione dei diversamente abili allo stadio sono, comunque si progetti, di veloce attuazione. E questi vorrebbero fare un nuovo ospedale?
Visto che non si tratta di costruire un ponte sullo stretto di Bering, o di unire la Spagna all’Africa, è l’ora che la stampa locale trovi la dignità di rilanciare il problema e l’amministrazione comunale trovi la decenza di risolverlo. E’ l’ora che si garantiscano i diritti dei diversamente abili in una zona di socializzazione e di pubblico incontro come lo stadio. Anche il Livorno, la cui società è da troppo tempo sentita come lontana dai tifosi, potrebbe trovare finalmente una occasione grazie alla quale riscattarsi. Diversi anni fa, quando non c’era il calcio Sky, i diversamente abili venivano fatti accomodare, assieme all’accompagnatore, ai bordi della pista di atletica. Capitava, le poche volte che il Livorno vinceva una partita importante, che si prendessero il meritato saluto di premio da parte del giocatore che aveva appena segnato . In qualche modo si tratta di ripristinare questa situazione. Ad esempio garantendo i diritti allo stadio di questi cittadini come noi. La nostra testata non nutre storicamente alcuna fiducia apriori nel Tirreno, nell’amministrazione comunale e nel presidente Spinelli. Questo è un caso in cui una clamorosa smentita delle nostre convinzioni ci sarebbe particolarmente gradita.

per Senza Soste, nique la police

27 novembre 2010"

venerdì 26 novembre 2010

La FdS sul referendum

Livorno. Più volte abbiamo sottolineato che l’essere arrivati al referendum, ha rappresentato per tutti noi che sediamo sui banchi del Consiglio Comunale, una sconfitta della politica, un’ incapacità a essere riusciti a portare l’amministrazione sulla strada di un dialogo e di un confronto aperto e trasparente, c’è voluto che migliaia di cittadini facessero sentire la loro voce perché il carro del nuovo ospedale , che viaggiava a velocità sostenuta verso Montenero, subisse almeno un rallentamento. Per questo continuiamo a dire, in maniera convinta, che il referendum deve essere, non un punto di arrivo, ma un punto di partenza per poter discutere di sanità, riappropriandoci inoltre di tutto quel percorso di partecipazione che è completamente mancato, ecco perché è importante che tutti si rechino alle urne.

Non è che rinnovando il contenitore, miracolosamente la sanità livornese comincerà a funzionare meglio. Coloro che spingono verso il nuovo ospedale hanno provato a chiedersi quali sono i punti di criticità della sanità livornese? Dipendono esclusivamente dal contenitore?

Le liste di attesa per le prestazioni specialistiche sono lunghissime, manca completamente il settore della riabilitazione, non c’è una camera iperbarica, l’assistenza agli anziani e domiciliare, è insufficiente e si va verso un periodo in cui l’età media della popolazione sarà sempre più avanzata, la tanto evocata sanità decentrata sul territorio è ormai un miraggio, specialmente ora che è partita l’alienazione dei distretti socio sanitari per recuperare fondi per il nuovo ospedale.

Ce ne sarebbe abbastanza prima di imporre la scelta di un nuovo ospedale, perché sicuramente queste questioni non possono attendere decenni prima di essere risolte.

Quello che manca è la parte più importante, un vero progetto a 360° sulla ristrutturazione dei servizi socio sanitari (e aggiungerei assistenziali), e che rappresenta la vera necessità in questa città e a maggior ragione dovrebbe essere definita prima della realizzazione di un opera che avrà tempi di realizzazione molto lunghi e che vedrà la contemporaneità di fasi di gestione (costruzione del nuovo e progressiva dismissione del vecchio) che interesseranno la città fin dalle prime fasi.

Come è stato detto sta andando avanti il percorso verso la definizione di un ospedale come struttura per acuti, ma sono necessari interventi che ricompongano l’articolazione dei servizi sanitari in un’ottica di pariteticità e interdipendenza dell’ospedale e del territorio. Ad oggi nulla è stato fatto, nonostante le gravi criticità dei distretti sanitari sul territorio aggravati dai progetti di dismissione.

L’ospedale è ancora al centro di ogni prestazione, con l’evidenziarsi delle problematiche di cui dicevo prima. Ci vorrà una graduale e governata inversione di tendenza da parte degli utenti: nell’immaginario collettivo è ancora forte il concetto di maggiore affidabilità dell’ospedale , quindi bisognerà lavorare per valorizzare, anche sul piano del sentire comune, l’appropriatezza dei servizi territoriali. E’ evidente che questo percorso può avvenire nella misura in cui si riescono a trasferire sul territorio, e qui si parte da zero, dando loro visibilità, quelle quote di risposte svolte per anni dall’ospedale. Quindi livelli elevati di specializzazione, attraverso assetti organizzativi e processi di efficacia pari a quelli di una prestazione ospedaliera. Quindi una ristrutturazione dei servizi che vada di pari passo, anzi che inizi prima della costruzione dell’ospedale, quali ambulatori, quali presidi, quali consultori, perché è impensabile che si debba andare fin lassù per fare una radiografia, un prelievo, una terapia oncologica. E’ qui la grande sfida di modernità.


La scelta dell’amministrazione della localizzazione a Montenero è poi stata affidata a una semplice delibera di cambio d’uso delle aree, come se invece di un blocco ospedaliero, si dovesse fare un semplice ambulatorio, non è inserita nel piano regolatore, è fuori da una programmazione territoriale complessiva, si è usata una scorciatoia inaccettabile, dando quanto meno un pessimo esempio di governo del territorio. La zona di Montenero è delicata da un punto di vista ambientale, una zona paesaggistica pedecollinare da proteggere invece che cementificare ulteriormente e appesantire con progetti impattanti di viabilità (da realizzare non si sa bene con quali fondi). Impariamo a pensare ad un uso zero di territorio, a salvaguardare le nostre risorse naturali, evitiamo che la speculazione edilizia si appropri di tutto quel patrimonio che l’ASL vuole vendere, dentro e fuori l’ospedale attuale (a proposito ancora un piano definito di cosa verrà realizzato nel “vecchio” non esiste), cerchiamo di evitare che i vari progetti di project financing consegnino la sanità in mano ai privati, valorizziamo i piani alternativi che da più parti vengono proposti.

Infine un’ultima preoccupazione, si sta procedendo già ora alle ristrutturazioni e dimensionamenti di alcune Unità Operative, i posti letto soni inferiori numericamente che nell’attuale, non è che si vada anche verso un processo di dimensionamento dei lavoratori?

Tiziana Bartimmo

capogruppo Consigliare PRC- PDCI

Lorenzo Cosimi

(Consigliere comunale PRC-PDCI)

giovedì 25 novembre 2010

Comunicato Coordinamento studenti medi ed universitari sulla manifestazione di oggi

Questa mattina circa 1000 studenti delle varie scuole di Livorno sono scesi in piazza per il corteo organizzato dal Coordinamento Studentesco Livornese. Mentre il movimento studentesco in tutto il paese sta dando una grande prova di forza per ottenere il blocco del DDL Gelmini per l'università, attualmente in discussione al senato, anche nella nostra città, ancora una volta gli studenti sono scesi in piazza decisi e uniti per lottare contro la politica del governo. Il corteo ha attraversato il centro della città, e uno striscione è stato appeso sulle scalinate del comune, anche in segno di protesta nei confronti del sindaco e delle forze di polizia che avevano impedito la sua esposizione qualche settimana fa durante un corteo studentesco notturno. La manifestazione è proseguita raggiungendo l'incrocio tra viale carducci ed il tratto urbano dell'aurelia. Nonostante il corteo fosse pacifico ed autorizzato, all'incrocio erano schierati provocatoriamente decine di agenti antisommossa della polizia e dei carabinieri.
Uno spiegamento di forze che ha spaventato anche molti passanti, che hanno solidarizzato con il corteo, fermandosi ad ascoltare gli interventi che si susseguivano al megafono. Gli studenti, dopo aver bloccato a lungo l'incrocio, si sono spostati sotto le finestre della redazione del Tirreno, principale quotidiano locale, per denunciare pubblicamente l'ennesimo episodio repressivo e provocatorio da parte delle forze dell'ordine. Da mesi anche a Livorno si fa sentire la stretta autoritaria del governo nei confronti di chi lotta, in particolare con la criminalizzazione del movimento studentesco. Denunce, condanne, identificazioni, provocazioni, militarizzazione della città, questa è la risposta del governo a chi protesta. Un Governo che va avanti a testa bassa con Confindustria contro i lavoratori e gli studenti per una scuola ed un'università sempre più classiste ed autoritarie. La polizia oggi era in piazza per caricare gli studenti, come oggi è successo a Firenze e come ieri è successo a Roma, dove erano stati fermati anche due studenti e feriti decine di giovani. Il corteo ha saputo respingere ogni provocazione della Questura, allontanandosi dal Tirreno per raggiungere la sede del Provveditorato (USP) in Piazza Vigo. Là un centinaio di studenti hanno occupato per circa mezz'ora il piano terra dell'Ufficio Scolastico Provinciale. Il corteo si è concluso con l'affissione di uno striscione sulla facciata del Provveditorato. Riteniamo fondamentale, oltre che rilanciare la protesta per i prossimi giorni a Pisa al fianco degli universitari, richiamare l'attenzione pubblica sul clima di intimidazione e criminalizzazione alimentato anche a Livorno, come in tutta Italia, dalle questure e dal governo. Un clima che il governo sta esasperando, mettendo in serio pericolo la libertà di espressione e manifestazione.

LA NOSTRA LOTTA NON SARA' MAI DOMATA!

Coordinamento Studentesco Livornese
Collettivo Studentesco Universitario Livornese

Tratto da senzasoste.it

Manifestazione studentesca a Livorno, occupazione del provveditorato

Articolo tratto da: www.senzasoste.it



Stamattina anche a Livorno grande manifestazione del movimento studentesco e universitario. Circa un migliaio hanno deciso di unirsi alle lotte nazionali di questi giorni dando vita ad un corteo molto comunicativo e determinato che ha attraversato diverse zone della città. Nonostante i numeri non altissimi e la continua presenza delle forze dell'ordine il corteo si è imposto toccando diversi luoghi simbolici e riuscendo ad ottenere grande visibilità cittadina. Uno striscione è stato appeso sulle scalinate del comune, anche in segno di protesta nei confronti del sindaco e delle forze di polizia che avevano impedito la sua esposizione qualche settimana fa durante un corteo notturno. Ed è proprio la presenza massiccia della polizia in assetto antisommosa a destare pesanti preoccupazioni sull'effettiva libertà di espressione e manifestazione nella nostra città. Sembra che nei giorni scorsi la digos nostrana avesse comunicato l'intenzione di evitare ulteriori provocazioni nei confronti degli studenti ,ma quando il corteo è arrivato nei pressi di viale Carducci un ingente schieramento di celere si è posizionato lungo la strada impedendo di fatto la prosecuzione della manifestazione.
Gli studenti si sono quindi diretti davanti alla sede del Tirreno chiedendo a gran voce che fosse denunciato pubblicamente il clima di repressione e intimidazione messo in atto dalla questura Livornese. E' utile ricordare che solo poche settimnane fa ad alcuni studenti è stato notificato un decreto penale di condanna per l'accensione di fumogeni durante una protesta. Il corteo dopo aver fronteggiato le forze dell'ordine per alcuni minuti si è diretto, bloccando il traffico, verso il centro cittadino dove ha ricevuto gli applausi e l'incitamento di decine di livornesi presenti al mercato. Infine un centinaio di studenti hanno fatto irruzione dentro il provveditorato occupandolo simbolicamente e pacificamente per circa mezz'ora. Mentre veniva esposto uno striscione dalle finestre alcuni membri del coordinamento denunciavano gli ingenti tagli all'istruzione pubblica e la mancanza di finanziamenti e di strutture adeguate. La protesta si è conclusa subito dopo con l'invito a partecipare all'assemblea studentesca di oggi pomeriggio al Centro sociale Godzilla.

Anche "Vertenza Livorno" per il Si

Vertenza Livorno: chi siamo, cosa vogliamo

La rete Vertenza Livorno è nata per iniziativa di diverse persone e associazioni ambientaliste e di sinistra all’indomani delle ultime elezioni regionali, quando è stato eletto il nuovo presidente Enrico Rossi che in campagna elettorale aveva chiaramente esposto le sue idee sullo sviluppo della nostra città.

Secondo Rossi se la provincia di Livorno vuole avere un futuro deve diventare il “distretto energetico” della Toscana, cioè deve rassegnarsi a ospitare le attività produttive più nocive, quelle che nessun altro vuole.

Rossi ha citato come esempio virtuoso perfino le famigerate “navi dei veleni”, che anni fa trovarono ospitalità nel nostro porto portandoci il loro carico di rifiuti tossici.

A ben guardare i progetti di Rossi sono già realtà da un bel pezzo. La nostra provincia produce il 75% dell’energia di tutta la Toscana, ha tre poli industriali ad alto rischio (Livorno, Rosignano e Piombino) e per questo motivo è la seconda provincia più inquinata d’Italia (dopo Taranto). In cambio ne ricava pochi posti di lavoro e un reddito medio per abitante che è del 21% inferiore alla media regionale, per cui è evidente che non ha funzionato neanche la logica (folle) di svendere la salute dei cittadini in cambio di soldi.

Livorno e la sua provincia sono infatti una delle aree d'Italia più esposte all'insorgenza dei tumori; in città i quartieri più colpiti dai tumori e in generale dalle malattie con cause ambientali sono quelli a nord - est, cioè quelli vicini alla zona industriale, inceneritore, centrale ENEL e attività portuali. In definitiva si può con certezza affermare che a Livorno si muore molto per tumore, ma a morire sono soprattutto gli abitanti dei quartieri popolari situati in prossimità delle attività più inquinanti. E i poveri muoiono per tumori molto più dei ricchi.

Ma la classe politica locale e regionale ha intenzione di peggiorare ancora questa situazione: sono in corso i lavori per il rigassificatore offshore (per il quale a suo tempo è stato negato, dall’allora sindaco Lamberti, il referendum richiesto dai livornesi), c’è l’ipotesi di un secondo rigassificatore a Rosignano, si parla di un nuovo inceneritore che dovrebbe bruciare a Livorno la spazzatura di mezza Toscana, poi c’è la questione delle discariche, come al Limoncino, delle centrali a biomasse per la produzione di elettricità che bruciano olio di palma (di cui due a Livorno in ambito portuale e una a Piombino, già autorizzate, e una a Campiglia da autorizzare), piccole ma estremamente inquinanti, dei progetti dell’ENEL per convertire a carbone una parte della centrale di Torre del Sale e a biomasse una parte della centrale del Marzocco, del traffico sempre più caotico e inquinante, e cosi via.

È un modello di gestione del territorio dove il privato gioca da tempo un ruolo pesantemente speculativo specie nel campo edilizio (vedi Salviano 2, Porta a Terra, Nuovo centro e il progetto in buona parte “abortito” della Porta a mare)

Lo spacciano per “sviluppo”, in realtà è il solito vecchio sistema del profitto per il privato e dei tumori per la popolazione.

È per questo dunque che è nata Vertenza Livorno: vogliamo che nella nostra provincia finalmente vi sia una migliore qualità della vita e del lavoro, che si raggiunge soprattutto con la prevenzione, l’educazione sanitaria e il rispetto dell’ambiente.

Sosteniamo ad esempio lo sviluppo delle energie rinnovabili e promuoviamo la raccolta differenziata dei rifiuti.

Attività che dove sono state realizzate hanno portato anche reddito e occupazione, senz’altro più delle produzioni di morte tanto care ai nostri politici. .

La nostra neonata rete si è subito trovata di fronte il progetto assurdo del nuovo ospedale a Montenero, dove oltre a una nuova devastazione ambientale si prospetta anche un modello di sanità sempre meno pubblica che va proprio nel senso opposto a quanto dicevamo prima.

Oggi le ASL sono in mano a funzionari di nomina regionale che hanno solo il mandato di tagliare le spese. Con il nuovo ospedale da un lato si riducono fortemente i posti letto, dall’altro si svendono quasi tutte le strutture territoriali. Dove andrà chi non verrà più ricoverato? Non c’è un piano di rafforzamento dell’assistenza territoriale e domiciliare, quelle che per prime vanno incontro ai bisogni di una popolazione sempre più anziana e delle famiglie, che già oggi per affrontare problemi come l’handicap, il disagio mentale, le malattie croniche sono costrette a spendere gran parte del loro reddito (pensiamo alle cosiddette badanti).

La prevenzione è un settore considerato di serie B, e vi sono sempre meno controlli sui posti di lavoro. Sempre più servizi vengono affidati a ditte e cooperative private al solo scopo di risparmiare sul costo del lavoro, peggiorando l’assistenza e creando precarietà. Non si fanno più concorsi e i dipendenti che vanno in pensione non vengono rimpiazzati.

Non ci sono i soldi neanche per le associazioni che gestiscono le ambulanze!

È l’ora di finirla di tagliare la spesa pubblica quando c’è un’evasione fiscale paurosa a cui nessuno vuole mettere davvero un rimedio.

È inutile allora di parlare di nuovo ospedale.

Per tutti questi motivi Vertenza Livorno ha scelto di combattere la sua prima battaglia contro il progetto del Nuovo Ospedale a Montenero, non tanto e non solo perché il posto non ci piace ma perché il nostro modello di sanità è completamente diverso da quello dei burocrati e dei politici.

Per una sanità che funziona, per avere servizi che rispondano ai bisogni di tutti, i livornesi devono tornare a farsi sentire e a decidere.

A Vertenza Livorno aderiscono: Assemblea permanente per la Partecipazione Livorno, Medicina Democratica, Comitato contro il rigassificatore offshore, Cittadini Ecologisti, Sinistra Critica, Partito Comunista dei Lavoratori

Articolo tratto da:www,senzasoste.it

Nuovo ospedale? Si, in Viale Alfieri

Ospedale Nuovo? SI, in Viale Alfieri!

Fino al 2008 Comune e ASL avevano intenzione di realizzare il nuovo Ospedale all’interno dell’area di Viale Alfieri, costruendo un nuovo blocco al posto degli attuali padiglioni 4, 5, e 6 e proseguendo le ristrutturazioni in corso ormai da anni negli altri reparti.

Questi lavori sono già costati, si calcola, 150 milioni di euro, di cui 50-60 solo per il nuovo Pronto Soccorso, e quindi sembrava logico far rimanere l’ospedale dov’è ora utilizzando i servizi nuovi o ristrutturati e non buttando via i soldi spesi.

L’area di Viale Alfieri fra l’altro è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, è situata nei pressi della Stazione ferroviaria e della Variante Aurelia, con parcheggi vicini già aperti (Via Pio Alberto Del Corona, Piazza Maria Lavagna) e ampie zone dove è possibile realizzarne di nuovi (capannoni ex Pirelli oggi in rovina).

Inoltre con questa operazione si potrebbe riqualificare il vecchio Parterre come giardino del nuovo Ospedale.

Che cos’è successo dopo? Il Comune ha cambiato idea e ha voluto imbarcarsi nell’assurda operazione dell’Ospedale a Montenero.

Un’operazione molto più costosa, che porterebbe alla cementificazione di una zona che è uno dei polmoni verdi della città, molto più difficile da raggiungere a meno che non venga rivoluzionata la viabilità di diversi quartieri, con altri costi e altri danni ambientali.

Un’operazione folle che prevede anche l’abbattimento della residenza per anziani Pascoli, che poi dovrebbe essere ricostruita all’interno dell’attuale Ospedale!

Una decisione talmente insensata che non può essere stata determinata da considerazioni di carattere sanitario, ma più che altro dagli interessi dei costruttori, che si vedrebbero beneficiati da una cascata di soldi sia per i lavori del nuovo ospedale a Montenero, sia per la possibilità di edificare palazzine nell’area di Viale Alfieri.

Ma per i privati ci sarebbe anche un altro vantaggio: metterebbero le mani sull’intero patrimonio immobiliare dell’ASL, come le strutture dove ora sono ospitati servizi importanti per i quartieri e anche edifici di grande pregio, che forse finora sono stati utilizzati male ma che sono comunque proprietà di tutti noi.

Ad esempio l’attuale sede ASL di Monterotondo, che ha 11 ettari di parco, che rimanendo pubblica potrebbe diventare una residenza per anziani o una scuola...

Intanto, proprio per fare cassa, hanno già cominciato a svendere, non solo a Livorno ma anche in tutta la provincia.

Un esempio di quanto tengano in considerazione le esigenze dei livornesi, soprattutto anziani, l’abbiamo già visto: hanno chiuso il distretto di Via Ernesto Rossi creando disagi a chi risiede nel centro storico, e che dovrebbe andare in Viale Alfieri o addirittura a Salviano.

Naturalmente tutte queste decisioni vengono prese senza ascoltare l’opinione dei livornesi.

Per questo è importante abrogare la delibera che prevede la localizzazione del nuovo Ospedale a Montenero: è una gigantesca operazione speculativa che va fermata, riaffermando che su temi importanti come la sanità devono decidere tutti i cittadini e non i politici o quattro funzionari mandati dalla Regione.

Articolo tratto da: www.senzasoste.it

Referendum nouvo ospedale, invito alla partecipazione

Partecipare, nonostante tutto

Nella vicenda del prossimo referendum del 28 novembre sul nuovo ospedale sono emerse tutte le miserie della politica livornese.

Com’è noto il referendum è stato promosso da un gruppo di residenti di Banditella, molti dei quali candidati o esponenti della Lista Lamberti alle ultime amministrative, che contestavano la localizzazione del nuovo ospedale senza indicare soluzioni alternative e senza esprimersi su questioni di carattere sanitario.

Su questa iniziativa oltre a Lamberti si è buttata a pesce la destra, quasi inesistente in città e sempre a secco di idee, che ha trovato un’occasione per creare qualche difficoltà alla maggioranza.

La sinistra di opposizione, invece, con poche eccezioni, a questa battaglia non ha creduto, un po’ perché non ha colto l’importanza della questione, un po’ per non “disturbare il manovratore”, un po’ per non mischiarsi con un comitato egemonizzato da altri.

Ciò nonostante è stato raggiunto il numero di firme necessario per la convocazione del referendum e qualcuno ha cominciato ad avere paura, anche perché in città l’idea del Nuovo Ospedale a Montenero non riscuote alcun consenso nemmeno tra gli elettori del sindaco.

Sono incominciate quindi le manovre per disinnescare il referendum, da parte di un’amministrazione che ha sempre visto la partecipazione popolare come il fumo negli occhi, salvo poi organizzare qualche inutile iniziativa d’immagine (Cisternino 2020, Pensiamo in Grande). Ricordiamo il referendum sul piano del traffico negli anni ’80, a cui i livornesi dissero no ma il piano si fece lo stesso, o il referendum negato (da Lamberti) sul rigassificatore offshore.

Non hanno tenuto conto nemmeno del “referendum” un po’ scherzoso sul colore della cupola del Palalivorno, che i livornesi volevano amaranto e che fu invece dipinta di celeste.

Anche stavolta non si sono smentiti: prima c’è stata la concessione del diritto di voto ai sedicenni e agli stranieri, senza che di questo fosse data comunicazione formale prima della raccolta delle firme. Una decisione che non è stata presa per allargare la partecipazione, ma solo per rendere più difficile il raggiungimento del quorum, partendo dall’idea perfino offensiva che sedicenni e stranieri non sono abbastanza maturi per andare a votare.

Poi è stato inventato un altro ostacolo al voto: il dimezzamento dei seggi che verranno allestiti rispetto a quelli che vengono aperti per le elezioni.

Poi ancora, la trasformazione del referendum da abrogativo a consultivo, con acrobazie di dubbia legittimità, ma che comunque non spostano il senso politico del referendum: una buona affluenza e una netta maggioranza di SI sarebbero una bocciatura netta per il progetto-Montenero e per chi lo ha ideato.

Nel frattempo, i “due sindaci” Lamberti e Cosimi hanno ritrovato l’armonia, grazie probabilmente alla promessa di qualche poltrona.

Qualcuno ha tirato i remi in barca e il referendum sembra ormai una partita dove l’avversario ha comprato non solo l’arbitro ma anche un paio di giocatori della tua squadra.

Ma è proprio per questo, per le difficoltà che questa battaglia comporta, che abbiamo deciso di impegnarci ancora di più. Perché è necessario battere un ceto politico abituato a truccare le carte e a decidere sempre senza curarsi dell’opinione dei livornesi.

E fermare un progetto che, come spieghiamo in queste pagine, è assurdo e dannoso per la sanità pubblica e per il territorio.

Per noi, comunque vada, sarà un’occasione per parlare di questi temi fondamentali e promuovere la costruzione di un’alternativa ambientalista e di sinistra. Progetto che porteremo avanti anche dopo il referendum.

Anche per questo non ci interessa più di tanto l’ultima polemica sul mancato finanziamento della viabilità nella zona sud della città da parte del governo. Non sappiamo se si tratta di un taglio definitivo che metterà la parola fine al progetto Ospedale a Montenero o se le varie cricche alla fine
si accorderanno. Sappiamo solo che se i livornesi vogliono un futuro diverso per la loro città non devono affidarsi ai partiti ma partecipare e decidere direttamente.

Articolo tratto da: www.senzasoste.it

Referendum nuovo ospedale: i motivi per dire no e votare si

Domande e risposte sul Nuovo Ospedale, in attesa del referendum del 28 novembre.

13 buoni motivi per dire di NO... e votare SI

È un referendum abrogativo, quindi chi non è d’accordo con il progetto dell’ospedale a Montenero Basso deve votare SI... ma soprattutto mobilitarsi in prima persona



1.È davvero necessario costruire un nuovo ospedale a Livorno? Soltanto uno sciocco preferirebbe un ospedale vecchio a uno nuovo, si tratta di capire come e dove si costruisce.
2.È vero che oggi i nuovi ospedali devono essere a monoblocco, cioè in un edifico unico? A venti chilometri da qui c’è l’ospedale di Cisanello, costruito di recente, con 1200 posti letto, e non è un monoblocco. Questo dimostra che si possono scegliere anche soluzioni diverse.
3.Perché Montenero Basso non è una zona adeguata? È ai piedi di una collina, con caratteristiche idrogeologiche inadatte. I lavori per la nuova viabilità avrebbero un impatto ambientale devastante (basta guardare lo svincolo del Maroccone), e Livorno non può sopportare una nuova colata di cemento (20 ettari) dopo la Porta a Terra, Porta a Mare, Nuovo Centro, Salviano 2 e via dicendo. Per questo è meglio evitare nuove edificazioni.
4.Ad opporsi alla costruzione del nuovo ospedale a Montenero Basso sono i residenti dei quartieri ricchi nelle vicinanze? Ad opporsi a questo progetto sono un po’ tutti. Lo dimostra il numero delle firme per il referendum, le prese di posizione del maggior sindacato della sanità e quelle di urbanisti e architetti livornesi. Si direbbe piuttosto che sono favorevoli solo le ditte che faranno i lavori.
5.La battaglia contro il nuovo ospedale a Montenero è guidata dalla destra? La destra sta cercando di raccattare qualche consenso, ma se in Comune ci fossero loro farebbero le stesse cose. La battaglia contro il progetto-Montenero è una battaglia per la difesa dell’ambiente e della sanità pubblica, quindi una battaglia di sinistra.
6.È vero che la costruzione del nuovo ospedale non verrebbe a costare una lira ai livornesi? Leggiamo ilsito di Rossi: “Il costo complessivo del nuovo ospedale sarà di 266.892.000 euro, di cui 185.413.000 a carico dell'azienda 6 di Livorno, e 81.479.000 da risorse private (project financing). Il costo dell'adeguamento delle opere infrastrutturali ammonta a 15 milioni di euro”. Dei soldi a carico dell’ASL circa 130 milioni verrebbero dalla vendita del suo patrimonio immobiliare. Il project financing in pratica è un prestito, per restituire i soldi poi bisogna regalare al privato diversi servizi.
7.Con il nuovo ospedale i livornesi sarebbero curati meglio? Non è detto. Dipende da come verrebbe organizzato e dalle risorse umane e finanziarie a disposizione. Intanto ci sarebbero 200 posti letto in meno rispetto ad oggi, quindi servirebbero servizi alternativi al ricovero.
8.È vero che costruire l’ospedale a Montenero Basso conviene perché i terreni sono di proprietà del Comune e quindi non è necessario acquistarli? Nessuno propone di comprare un terreno da un privato, quindi è un discorso che non ha senso.
9.Allora qual è un’alternativa? Un nuovo ospedale all’interno dell’area di Viale Alfieri, dove sono stati già spesi per lavori 150 milioni di euro, 50 solo per il pronto soccorso nuovo. Costruire lì permetterebbe di non buttare via almeno una parte di questi soldi e anche di riqualificare le aree ex Pirelli e il Parterre, che diventerebbe il giardino del nuovo presidio.
10.Ma se l’ospedale non viene costruito a Montenero Basso si perdono i soldi della Regione? No, il presidente Rossi ha detto più volte che a lui non interessa dove i livornesi decideranno di costruire il nuovo ospedale.
11.È vero che l’assistenza territoriale e domiciliare verranno potenziate? Vendendo quasi tutte le strutture territoriali no di certo. E le “Società della Salute”, i consorzi tra Comuni e ASL che dovrebbero occuparsene, sono in alto mare, i Comuni non hanno più una lira e la Regione intende disimpegnarsi.
12.Quale modello di sanità emerge dall’operazione nuovo ospedale? Intanto una sanità sempre più lontana dai cittadini: si parla di una sola ASL di area vasta incentrata su Pisa e sul suo ospedale, tre volte più grande del nostro e più qualificato. Poi una sanità sempre più controllata dai privati, attenta solo a ridurre la spesa, che taglia i posti letto ma non crea servizi alternativi al ricovero, e che investe sempre meno per l’assistenza domiciliare o territoriale, la salute mentale, la prevenzione e l’educazione sanitaria. La vera sanità invece è quella che si occupa dei fattori ambientali e degli stili di vita. Vogliono costruire l’ospedale nuovo e poi parlano di inceneritori, rigassificatori, discariche e navi dei veleni.
13.Quali probabilità ci sono di vincere il referendum? Anche se sarà difficile raggiungere il quorum, una buona affluenza e una forte maggioranza contraria al progetto sarebbe una grande vittoria politica. Comunque non bastano le carte bollate, come dimostra la vicenda del rigassificatore. È necessario soprattutto mobilitarsi in prima persona.

Articolo tratto da: www.senzasoste.it

Riforma Gelmini, gli studenti assaltano il Senato. A Pisa bloccati i ponti e occupate le facoltà .

Articolo tratto da: www.senzasoste.it



Prosegue la protesta di studenti e insegnanti contro la riforma dell'Università. Alcuni studenti, a Roma, hanno superato le consuete barriere di sicurezza nel tentativo di entrare a Palazzo Madama, sede del Senato, ma sono stati allontanati dalle forze dell'ordine, che hanno chiuso il portone. Durante l'invasione dell'atrio, una persona ha accusato un malore e i ragazzi sono stati trascinati e respinti all'esterno. Fuori da Palazzo Madama c'è stato lancio di fumogeni e uova contro il portone al gido "Dimissioni, dimissiono". Le forze dell'ordine si sono schierate davanti all'ingresso del Senato in tenuta antisommossa.

Intanto nell'Aula della Camera prosegue l'esame della riforma dell'Università, che domani dovrebbe avere il via libera. Si riprende dagli emendamenti all'articolo 2 del testo, già approvato dal Senato. Il leader del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, parla con i ricercatori e gli studenti che da ieri sono sul tetto della facoltà di Architettura in piazza Borghese a Roma: ''Il ddl Gelmini è un disastro omeopatico, smantella l'università pezzo a pezzo'', ha detto, dopo essere salito sul tetto. Intanto un sit-in di protesta si è svolto davanti a Montecitorio contro il ddl Gelmini. Slogan contro il governo e striscioni con scritto 'Ridateci il nostro futuro', 'No ai tagli', 'Qui riposa in pace la scuola pubblica'. Ci sono bandiere e palloncini colorati della Flc Cgil. Una protesta che si accompagna a quella di questi giorni in molte città d'Italia con studenti e ricercatori che sono saliti sui tetti e hanno occupato scuole e facoltà. Tutto questo, spiega la Rete degli studenti, per ''gridare il nostro dissenso nei confronti di un ddl che distrugge l'università e la ricerca, che non pensa al futuro di noi studenti e del Paese''. ''Da Torino a Palermo passando per Milano, Firenze, Roma, Napoli e Catania - prosegue la Rete degli studenti - gli studenti occupano e autogestiscono scuole e facoltà. Il ddl Gelmini è una pietra tombale sull'università italiana che si inserisce in un'ottica generale di riforma della scuola e dell'università basata su tagli e privatizzazioni. Noi studenti non possiamo permettere che si giochi sul nostro futuro".

Gelmini: "Studenti strumentalizzati dalla sinistra". "Gli studenti che contestano le riforme del governo rischiano di difendere i baroni, i privilegi e lo status quo. Alcuni studenti vengono strumentalizzati da esponenti politici della sinistra che oggi hanno deciso di inscenare una sceneggiata sui tetti delle università". Così in una nota il ministro dell'istruzione, Maria Stella Gelmini, commentando le mobilitazioni e l'intervento di alcuni politici dell'opposizione: "Bersani - prosegue la Gelmini - in questo modo dimostra poco rispetto nei confronti dell'Aula che in queste ore sta discutendo una riforma che rivoluziona l'università italiana. Ai leader della sinistra dico che non basta salire un'ora sul tetto per far dimenticare come la sinistra ha ridotto l'università pubblica in italia. Per anni la sinistra ha impedito, per motivi culturali, che nelle università venisse premiato il merito. Sono stati umiliati i migliori per promuovere parenti e amici. È da respingere - conclude - il tentativo maldestro di alcuni di addebitare al governo o ai tagli l'inefficienza del sistema universitario. I soldi invece ci sono sempre stati, ma sono stati usati per moltiplicare posti, corsi di laurea inutili e sedi distaccate non necessarie".

Protesta a oltranza. Le mobilitazioni continueranno anche nei prossimi giorni e sabato 27 novembre, in occasione della manifestazione nazionale della Cgil, gli studenti scenderanno di nuovo in piazza.

A Torino, Perugia e Salerno ricercatori sui tetti. Anche a Torino prosegue la protesta. Gli studenti continuano ad occupare Palazzo Nuovo, sede delle Facoltà umanistiche. Da questa mattina alle 8 ci sono picchetti davanti agli ingressi che bloccano le entrate, mentre le lauree che si dovevano discutere sono state spostate in altre sedi universitarie. La notte scorsa è stato bloccato con catene ad opera del 'Fantasma dell'onda' l'ingresso della palazzina Einaudi, sede di Giurisprudenza e Scienze politiche. Infine, restano sul tetto di Palazzo Nuovo i ricercatori saliti nel pomeriggio di ieri e che hanno trascorso la notte attrezzati con coperte e sacchi a pelo. La protesta fanno sapere andrà avanti ad oltranza. A Perugia alcuni ricercatori sono saliti sul tetto della mensa dell'Università, in via Pascoli. Ed è ripresa stamani, anche sui tetti degli edifici dell'Università di Salerno, la protesta di professori, ricercatori e studenti. Circa una cinquantina di persone, sui tetti dell'edificio del campus di Fisciano, sta sfidando la pioggia e il freddo, "per opporsi in maniera visibile - dice Diego Barletta, uno dei ricercatori in protesta - all'approvazione di una riforma che non investe sull'università pubblica, non garantisce il diritto allo studio per tutti, concentra il potere decisionale delle università nelle mani di pochi e non offre giuste prospettive di carriera ai giovani studiosi".

Pisa, ponti bloccati, città in tilt. Un migliaio di studenti universitari ha occupato stamani i cinque principali ponti sull'Arno, situati nei pressi del centro storico di Pisa, paralizzando il traffico in tutta la città. L'azione rientra nella mobilitazione contro il ddl Gelmini ed è stata attuata da studenti di sette facoltà occupate (scienze, scienze politiche, lingue, lettere, giurisprudenza, ingegneria ed economia) e di altre facoltà dove sono in corso assemblee.

Palermo, occupate 16 scuole. Sedici istituti superiori in 'stato d'agitazione' e la Facoltà di lettere e filosofia occupata dagli studenti a Palermo. Proseguono la protesta e l'ininterrotto volantinaggio degli studenti. Per domani indetta un'assemblea d'ateneo.

(tratto da repubblica.it)

24 novembre 2010

mercoledì 24 novembre 2010

Giolfo e Calcagno: "La fine". Mercoledì presidio

Mercoledì 24 Novembre dalle 10 alle 12: presidio in piazza del municipio

Giolfo e Calcagno "la Fine"

giolfo_corteoLa stampa ha raccontato , come se fosse una vittoria, la proroga della cassa integrazione per appena un mese fino al 27/12/2010 per i 60 operai della Giolfo e Calcagno.

In realtà quella data segna la fine di ogni nostra speranza, dato che da quel giorno saremo tutti licenziati e senza prospettive lavorative trovandosi in una fascia di età trai 35/55 anni e per la maggior parte donne: in base all'accordo anche in mobilità saremo legati al sito, per un'eventuale ricollocazione, ma siamo consapevoli che non tutti avranno in realtà questa fortuna.

Inoltre siamo stati praticamente ricattati: o accettavamo l’accordo e terminavamo l’assemblea permanente o saremmo stati licenziati subito!
Ci hanno parlato di debiti con le banche da saldare entro il 2010, di pericolo di fallimento, cose non vere smentite da documenti raccolti da noi operai:

Anche se non ci bada nessuno, né tantomeno alcun giudice né creditore né tantomeno curatore fallimentare ha mai sollevato il problema nei Tribunali, A RIGORE IL FALLIMENTO NON PUO’ SUCCEDERE ALLA LIQUIDAZIONE VOLONTARIA. Infatti la messa in liquidazione volontaria (e non quella concorsuale) è una "dichiarazione che con le operazioni di smantellamento dell’azienda la società è in grado di onorare le proprie obbligazioni, e quindi di pagare i propri creditori", ed il Fallimento che ne segue altro non è che "l’autocertificazione di un falsa dichiarazione sociale", che è reato ex artt. 2426 e seguenti del codice civile per qualunque tipo di società, anche di persone.

E allora perché vengono firmati accordi che non portano alcuna soluzione per gli operai ma al contrario vengono concesse agevolazioni all’Azienda per valorizzare il sito (concessioni rinnovate e sistemazione della banchina)

Non ci ha mai abbandonato il pensiero che tutto fosse già scritto: troppi interessi gravano su quel sito che proprio per la sua ubicazione è così appetibile e sembra impossibile che nessuno ne sia interessato.

Molto probabilmente stanno aspettando il MOMENTO GIUSTO!

E il momento giusto sembra che stia per arrivare.

Ma noi continueremo a lottare per riconquistare un diritto che ci è stato tolto,
non per colpa nostra, continueremo a lottare fino all'ultimo giorno per
rimanere visibili e per non essere DIMENTICATI!


Il lavoro è dignità
non è carità


GLI OPERAI GIOLFO E CALCAGNO

mercoledì 10 novembre 2010

Documento dei GC sul congresso della FdS

DOCUMENTO - APPELLO

CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE SUL RILANCIO DELLA SINISTRA E DEI COMUNISTI IN ITALIA, IN VISTA DEL 1^ CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

Organizzazione e radicamento: per rompere il muro della censura mediatica
E’ ormai evidente ad ognuno, tanto da divenire uno dei principali argomenti di discussione fra i compagni e le compagne, la censura mediatica che è stata instaurata a discapito della Federazione della Sinistra e dei comunisti in questo Paese. Per quanto proprio la FdS sia sempre stata in prima linea nella difesa della libertà d’informazione (manifestazione del 3 ottobre 2009 a Piazza del Popolo, mobilitazione estiva contro la legge bavaglio…), sembra che tutti i principali mezzi di informazione televisivi e cartacei abbiano scelto di “imbavagliarsi” ogniqualvolta si presenti la necessità di parlare della FdS o, più genericamente, delle lotte sociali che attraversano il nostro Paese. Una censura palesatasi in modo ancora più evidente in occasione della manifestazione del 16 ottobre scorso, quando le decine di migliaia di bandiere della Federazione, pure apparse, proprio per la loro presenza ovunque nel corteo, su foto e servizi televisivi, non sono bastate a volte nemmeno a degnare la FdS di una citazione nella cronaca della giornata.

Senza imboccare la scorciatoia del vittimismo, tuttavia, sarebbe opportuno riflettere su quanto la Federazione stessa abbia contribuito a generare la propria scomparsa dai media. La recente iniziativa dell’assessore toscano alle Politiche Sociali Salvatore Allocca (Prc/FdS), salito sul tetto di una struttura pubblica per denunciare la macelleria sociale del Governo, ci insegna che quando si costruisce una protesta visibile si riesce anche a bucare la quotidiana censura dei media (bastava leggere, in quei giorni, le prime pagine di tutti i principali quotidiani a diffusione regionale). Con la consapevolezza che la FdS non può inventarsi ogni giorno una nuova forma di lotta utile a dare visibilità alle nostre proposte e, con esse, alla condizione di milioni di lavoratori, studenti, precari, pensionati, disoccupati, anch’essi censurati, crediamo che l’unica risposta a questa situazione possa giungere dall’utilizzo sistematico e consapevole di quella struttura e di quel radicamento territoriale (sedi, circoli, militanti) che, in particolar modo grazie ai partiti preesistenti (Prc e Pdci), la Federazione possiede a differenza della stragrande maggioranza della altre soggettività politiche, come l’IdV, SEL, il PD (le cui “Feste Democratiche” vivono spesso solo grazie a personale assunto dal partito), per non parlare poi di forze di maggioranza come il PdL o l’UdC.

Ci lasciammo al Teatro Brancaccio a Roma, lo scorso 5 dicembre 2009 in occasione della kermesse che lanciava la Federazione della Sinistra, con l’impegno, nei mesi successivi, a portare avanti tre campagne nazionali che, muovendosi in tutti i territori, avrebbero dovuto caratterizzare la nascita e il progetto politico della FdS: acqua pubblica, no al nucleare, abrogazione della Legge 30. Ad un anno di distanza, con un’autocritica tanto severa quanto necessaria, possiamo dire che in merito a quell’impegno abbiamo fallito clamorosamente. La FdS, in questi mesi, è stata eccezionale per la sua capacità di stare e vivere in ogni conflitto, dalle lotte della FIOM e dei precari fino alle mobilitazioni degli studenti e dei ricercatori, ma non è riuscita a costruire poche e ben delineate campagne nazionali capaci di qualificarne il profilo politico e l’utilità sociale. Certo, 1 milione e 400mila firme raccolte per il referendum sull’acqua sono un risultato eccezionale cui la FdS, più di ogni altro soggetto politico, ha dato un contributo fondamentale; tuttavia, senza prescindere dall’indispensabile “offensiva unitaria”, in primis verso i compagni e le compagne di base di SEL, di cui tanto si è parlato, sarà impossibile rompere il muro della censura mediatica senza essere capaci di avviare su tutto il territorio nazionale, riscoprendo la necessità di organizzare e pianificare la propria azione, 2-3 campagne politiche proprie e caratterizzanti della Federazione della Sinistra. L’organizzazione del 16 ottobre, i pullman, i volantinaggi, le iniziative…, ha dimostrato che abbiamo i mezzi e le qualità per farlo. Non è più sufficiente parlare di “uscita a sinistra dalla crisi”. E’ necessario declinare tale slogan con proposte concrete, chiare e comprensibili da portare come FdS in ogni angolo del Paese.

Tornare a essere utili: fuori dal Parlamento, dentro gli enti locali
La migliore qualità dimostrata fino ad oggi dalla Federazione della Sinistra, come detto, è stata la sua capacità di essere presente in ogni vertenza, in ogni lotta, in ogni movimento. Tutti i compagni e le compagne, tuttavia, si saranno spesso trovati di fronte al dramma della “inutilità” del nostro soggetto; per capirsi meglio: a chi non è capitato di trovare l’operaio, cui sei capace di portare solidarietà attiva al picchetto o allo sciopero, che ti ringrazia ma poi va dall’IdV a chiedere l’interrogazione parlamentare per far conoscere la propria vicenda?

Consapevoli della necessità imprescindibile di ritrovare lo spazio che compete ai comunisti e alla sinistra, dentro il Parlamento a dar voce al mondo del lavoro oggi sistematicamente ignorato (vedi approvazione del Collegato al Lavoro che smantella l’Articolo 18 nell’indifferenza di PD e IdV), riteniamo estremamente utile, in virtù di quanto esposto nel primo punto di questo documento, ragionare in termini concreti su quali possibilità abbiamo oggi, in condizioni extraparlamentari, di risolvere almeno parzialmente questo nostro deficit di utilità. La Federazione della Sinistra è presente nei consigli regionali di moltissime regioni italiane; un dato importante che, considerate le nostre generali condizioni, dovremmo sfruttare maggiormente. In Toscana è stata presentata, nel corso della precedente legislatura, una proposta di legge contro le delocalizzazioni, per il sostegno all’occupazione e al controllo operaio sotto forma di cooperative (testo completo qua: http://www.rifondazionetoscana.it/?p=1332). In Umbria, nel corso della scorsa legislatura, era stata presentata una proposta di legge per l’introduzione del reddito sociale, in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati (testo completo qua: http://www.prcumbria.it/files/pdl%20reddito%20sociale.pdf).

Riteniamo opportuno che, sfruttando il contesto del Congresso fondativo utile anche a definire il cammino da intraprendere nei prossimi mesi, sia stabilito che in ogni consiglio regionale ove la Federazione della Sinistra è presente siano riprese e presentate queste due proposte di legge, eventualmente affiancate da una terza pdl su tematiche legate al diritto allo studio, da elaborare nelle sedi opportune, al fine di avanzare su buona parte del territorio nazionale una concreta risposta dei comunisti e della sinistra ai problemi posti dalla crisi e dagli attacchi al mondo del lavoro e del sapere messi in atto dal Governo e da Confindustria. Naturalmente siamo consapevoli di quanto ciò che accade all’interno dei consigli comunali e delle giunte rimanga all’interno delle stanze del palazzo o nei trafiletti dei quotidiani locali. Per questo, riprendendo quanto detto già nel punto precedente del documento, crediamo sia utile a far tornare utile la FdS presentare tali proposte di legge e intorno ad esse costruire, su scala regionale, con un capillare lavoro sul territorio, un’informazione e un consenso di massa, a partire dal coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (a partire dalla FIOM, per passare ai lavoratori in lotta, agli studenti, ai movimenti, alle associazioni…).

Rilanciare la sinistra, rilanciare i comunisti
In conclusione, senza entrare nel merito delle circostanze che hanno portato a celebrare il Congresso fondativo della FdS con questo regolamento e queste modalità, vorremmo esprimere tutto il nostro convinto sostegno al progetto della Federazione della Sinistra, che potrà e dovrà essere capace di rafforzarsi, a partire dal 22 novembre, con un’offensiva unitaria rivolta a tutto il panorama della sinistra italiana (partiti, movimenti, associazioni…) a partire da SEL e dai tanti compagni e compagne di quel partito che non intendono rivivere infauste personalizzazioni della politica. Per questo, per la sua natura necessaria e migliore possibile di “federazione”, siamo convinti che la FdS non debba ambire a diventare un nuovo partito, quanto a costruire una sempre più ampia aggregazione di soggetti, comunisti e non comunisti, che si riconoscono nella prospettiva del Socialismo del XXI secolo. Una Federazione della Sinistra dove, ci preme ricordarlo in vista dei congressi di PRC e PdCI, non è più comprensibile la presenza di due distinti partiti comunisti. Auspichiamo, dunque, il rafforzamento della Federazione della Sinistra e, al suo interno, di un soggetto comunista unitario capace di sostenere e guidare la battaglia per l’unità della sinistra e per la costruzione di una società nuova.



FIRMATARI


Dmitrij Palagi, coordinatore regionale Giovani Comunisti Toscana
Mattia Nesti, coordinatore provinciale Giovani Comunisti Pistoia
Diego La Sala, esecutivo regionale Giovani Comunisti Toscana
Alessandro Leoni, comitato politico regionale PRC Toscana
Enrico Pellegrini, segreteria regionale PRC Toscana
Andrea Parti, capogruppo PRC-PdCI Tavernelle Val di Pesa
Francesco Ricceri, coordinatore provinciale Giovani Comunisti Firenze
Niccolò Bassanello, coordinatore provinciale Giovani Comunisti Prato
Ylenia Borgianni, portavoce Giovani Comunisti Siena
Coordinamento provinciale Giovani Comunisti Pistoia
Paolo Filoni, portavoce Giovani Comunisti Montagna Pistoiese
Arturo Cavari, direttivo circolo Peppino Impastato Firenze
Massimo De Santi, comitato politico regionale PRC Toscana


Melania Bizzarri, Giovani Comunisti Siena
Giulio Baldassarri, coordinamento provinciale Giovani Comunisti Pistoia
Circolo Giovani Comunisti A.Giannini Montagna Pistoiese
Stefano Friani, federazione PRC Livorno
Bernardo Fallani, capogruppo PRC comune Pelago, segreteria provinciale PRC Firenze
Iacopo Borsi, segretario circolo “Lenin”, PRC Firenze
Renato Cavarretta, coordinatore provinciale GC Grosseto
Andrea Salutari, coordinatore provinciale Giovani Comunisti Torino
Fabio Valdiserri, segreteria prov. PRC Pistoia, comitato politico regionale PRC Toscana
Stefano Cristiano, segretario regionale PRC Toscana
Pilade Cantini, segretario circolo PRC Ponte a Egola, Pisa

Congresso della Federazione della Sinistra

Sabato 13 e Domenica 14, presso il Circolo Arci "La Rosa" si terrà il 1° Congresso della Federazione della Sinistra, provincia di Livorno.
Il congresso è aperto a tutti.
I lavori inizieranno alle ore 16.45.
Domenica, alle ore 13.15, alla fine dei lavori, presso la Federazione PRC di Livorno, si terrà un pranzo per autofinanziamento, in vista anche del referendum sulla localizzazione del nuovo ospedale a Livorno.
Siete invitati a partecipare numerosi.

mercoledì 3 novembre 2010

Giolfo e Calcagno, due operai salgono sul tetto dell'azienda .

Articolo tratto da: www.senzasoste.it del 2/11/2010




"Questa mattina un operaio ed una operaia della Giolfo e Calcagno sono montati sul tetto della palazzina all'ingresso dell'azienda di congelati. Come già scritto nei giorni scorsi, infatti, i 60 cassaintegrati dell'azienda vedranno finire definitivamente il rapporto di lavoro con l'azienda il prossimo 14 novembre in quanto la liquidatrice non ha ricevuto mandato da parte delle banche creditrici di rinnovare la richiesta di cassaintegrazione.

Fuori dalla fabbrica intanto una ventina di operai presidiano l’ingresso di via Leonardo da Vinci (zona Varco Galvani) insieme ai sindacalisti. Al presidio si sono presentati anche il sindaco Cosimi e il segretario della Cgil Strazzullo. Il sindaco ha promesso di cercare di contattare tutte le parti implicate in questa vicenda per organizzare un tavolo entro venerdì. Gli operai sul tetto però hanno dichiarato che rimarranno sul tetto fino alla riapertura delle trattative.

Domenica scorsa in occasione della partita del Livorno la questione della Giolfo e Calcagno era apparsa anche in curva con uno striscione che accusava la Carige (una delle banche creditrici e sponsor del Livorno) di disinteressarsi della loro situazione. Lo striscione non era stato autorizzato dalla questura ma è riuscito ad entrare ugualmente in curva. La polizia poi ha minacciato di denuncia e diffida chi lo aveva appeso."

Clamoroso: anche la scorta contro il premier

Articolo tratto da: Il Fatto Quotidiano.

"“Ci fa vergognare”

Lo sfogo della scorta: non siamo Carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Ci fanno fare i tassisti per i festini, quando nostri colleghi sono morti per magistrati o politici

“Non ne possiamo più. Non siamo diventati carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Molti nostri colleghi sono morti mentre facevano la scorta a magistrati o politici che difendevano lo Stato. E noi, invece… È mai possibile essere ridotti cosi?”. A parlare sono alcuni “ragazzi” dei servizi di scorta. Carabinieri allenati a difendere le “personalità” loro affidate fino a mettere a rischio la propria vita. “Ma qui ci fanno fare i tassisti dei festini. Per questo, dopo essere stati tanto zitti e obbedienti, ora vogliamo, a nostro rischio, far sentire la nostra voce”. Cominciano i racconti, che si incrociano, si intrecciano e si sommano.

“Le feste ad Arcore si tengono nei giorni del fine settimana, dal venerdì al lunedì. Molte sono proprio di lunedì. Nell’estate si moltiplicano. Noi accompagniamo le personalità fino alla villa e poi aspettiamo fuori. Vediamo un giro di ragazze pazzesco. Arrivano con vari mezzi. Moltissimi Ncc, le auto a noleggio con conducente. Alcuni pulmini, di quelli da 10-15 posti. Una volta abbiamo visto alcune ragazze scendere da due fuoristrada di quelli massicci. Alcune ragazze le porta direttamente Emilio Fede nella sua auto, altre scendono dalla macchina di Lele Mora con targa del Canton Ticino”.

“L’estate scorsa abbiamo visto molte feste alla villa di Arcore. Altre volte abbiamo accompagnato le nostre personalità in ristoranti di Milano, come ‘da Giannino’, in via Vittor Pisani, zona stazione Centrale. O in una casa privata di zona Venezia. Che ne sappiamo noi di che cosa succede là dentro? Ce li immaginiamo, magari fanno uso di droghe o infrangono la legge e ridono di noi, dicendo: noi siamo qua al sicuro, abbiamo anche i carabinieri che ci proteggono. E che gente c’è a quelle feste? Noi per arruolarci nell’Arma dobbiamo dimostrare di essere puliti per due generazioni, i nostri padri e i nostri nonni, e finiamo a far la guardia a gente che magari pulita non è”.
“Sì, la scorsa estate ad Arcore c’era un gran via vai. Ruby? No, non me la ricordo, ma sa, sono tante, tutte uguali, tutte giovani… Abbiamo riconosciuto una giornalista. E Flo, quella che ha partecipato alla ‘Pupa e il secchione’. Poi una bionda che era stata al Grande Fratello… Molte si capisce che sono straniere, tante hanno la cadenza napoletana. Poi alcune escono a fine festa, altre si fermano lì per la notte, ma è difficile tenere la contabilità, c’è un tale via vai…”.

“Ci è capitato di fare missioni all’estero e di incontrare colleghi stranieri che fanno il nostro stesso lavoro: ci sfottono per questa storia delle feste, delle ragazze. Ma è mai possibile che dobbiamo vergognarci, noi che vorremmo lavorare per le istituzioni e difendere lo Stato? Abbiamo orari massacranti, turni di otto ore al giorno che spesso diventano dodici. Facciamo anche 120 ore di straordinario, ma ce ne pagano al massimo trenta, a 6 euro e mezzo all’ora, più un buono pasto da 7 euro. Va bene, non ci lamentiamo, è il nostro lavoro. Ma lo vorremmo fare per lo Stato, non per questa vergogna. Vorremmo proteggere le personalità delle istituzioni, non gente che ci fa vergognare davanti al mondo”.
“Comunque non ci lamentiamo del nostro stipendio. Solo ci chiediamo se è giusto che una ragazza giovane e carina senz’altra esperienza politica prenda 15 mila euro al mese, perché è stata fatta diventare consigliere regionale. Il presidente? Con noi è gentile. Qualche volta è venuto a salutarci, a raccontaci qualche barzelletta. Una volta ci ha fatto, ammiccando, una battuta: ‘Eh, beati voi che adesso andate a casa a dormire, a me invece tocca trombare’. Un’altra volta ci ha portato qualche ragazza e ce l’ha presentata. Una notte ci ha mandato una ragazza che ci ha fatto la danza del ventre…”.

“A fine serata riportiamo le personalità a casa. Vediamo alcune ragazze uscire e tornare verso Milano, altre restano nella villa per la notte. Capita che dobbiamo scortare personalità che fanno il giro a riaccompagnare le ragazze nei residence milanesi, alla Torre Velasca o in corso Italia. L’ultima magari se la portano a casa. E noi dobbiamo accompagnare la nostra personalità fino alla porta dell’appartamento: è imbarazzante salire in ascensore con un signore anziano e una ragazzina. Pensiamo alle nostre figlie e diciamo che non ci piace questo mondo. Sarà moralismo, ma non ci piace”."

Da il Fatto quotidiano del 3 novembre 2010