giovedì 29 luglio 2010

Referendum Acqua Pubblica: un fiume di firme in piena

Impressionante: 1.402.035 le firme consegnate in Cassazione a Roma il 19 luglio 2010. Dalla Toscana pervenute a Roma 107.508 firme pari al 238,26 % dell’obiettivo regionale assegnatoci.

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Clicca e leggi dato Toscana provincia x provincia

Clicca e leggi: dalla carta stampata del 20 luglio 2010

La Conferenza Stampa del Comitato Referendario Toscana

del 22 Luglio 2010 (Firenze)

Da TG3 Rai Toscana ed. ore 19,30

TG10 Canale 10 ed. ore 19,00

Consegnate in Cassazione un milione e 400mila firme. E’ record

Lunedì 19 luglio, il Comitato Promotore dei Referendum per l’acqua pubblica consegna oltre un milione e quattrocentomila firme presso la Corte di Cassazione.

Un risultato che segna un passo importante nella storia della democrazia e della partecipazione in questo Paese. Nessun referendum nella storia repubblicana ha raccolto tante firme.

La sfida che il comitato promotore ha davanti è quella di portare almeno 25 milioni di italiani a votare tre “sì” la prossima primavera, quando si terrà il referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici. Un risultato che oggi, alla luce del “risveglio democratico” a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra assolutamente raggiungibile.

Adesso chiediamo al Governo di emanare un provvedimento legislativo che disponga la moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal Decreto Ronchi almeno fino alla data di svolgimento del referendum. Chiediamo inoltre alle amministrazioni locali di non dare corso alle scadenze previste dal Decreto Ronchi. Un milione e quattrocentomila firme rappresentano una delegittimazione di qualunque scelta tesa ad applicare il Decreto, a maggior ragione per quelle amministrazioni che vogliono addirittura anticiparne le scadenze.

Il prossimo appuntamento del popolo dell’acqua è il prossimo 18 e 19 di settembre, quando, probabilmente a Firenze, si terrà l’assemblea dei movimenti per l’acqua.

Roma, 19 luglio 2010

mercoledì 7 luglio 2010

I terremotati aquilani manganellati per un mistero tutto italiano in Largo Chigi.

All'arrivo dei terremotati aquilani in Piazza Venezia, giunti stamane in cinquemila a Roma per protestare contro i ritardi nella ricostruzione, la polizia sbarra tutte le vie per impedire di muoversi in corteo.
Il sindaco e la deputazione aquilana contattano Palazzo Chigi per chiedergli di poter manifestare pacificamente sotto il parlamento.
Ma da ormai diversi anni hanno deciso le alte sfere del Ministero degli Interni, che in Italia è vietato tassativamente manifestare in Largo Chigi, l'ampia piazza nella quale si trova Palazzo Chigi..... la sede del governo!!!!!
In tutto il mondo i raduni di protesta si svolgono fuori la Casa Bianca negli Usa, Dowing Street in Inghilterra, da noi questo è impossibile.
Ma non basta solo questo.
Non si può nemmeno passare davanti Palazzo Chigi per andare a manifestare da qualche altra parte, ad esempio il parlamento, che è in pratica il palazzo adiaciente la sede del governo.
E così non solo l'espressione del dissenso è confinata in un angolo ristretto della piazza a qualche centinaia di metri dalla camera dei deputati, ma il problema è che questa piazza è raggiungibile solo passando davanti palazzo Chigi o in alternativa girovagando per vicoli e vicoletti del centro storico di Roma.
A questo si aggiunga che l'estrema esiguità degli spazi rende impossibile lo svolgimento di più manifestazione e così, in questi periodi caldi come quello dell'approvazione della finanziaria da 24 miliardi, c'è letteralmente la fila. Oggi c'erano i disabili nella piazza e i terremotati dovevano sopraggiungere dopo!
Le cariche sono partite perchè i manifestanti si sono semplicemente rifiutati di "disperdersi", come è naturale che avvenga una volta incamminatisi all'interno di un dedalo di vicoli tortuosi, per raggiungere il luogo concordato con la polizia (dinanzi al parlamento").
Le teste rotte ai terremotati oggi, così come questo restringimento anche materialmente "fisico" dei corpi e delle voci della protesta, dimostrano non solo la debolezza del potere, la paura che una comparsa imprevista di un "attore di sfondo" (come i terremotati aquilani) possa prender parola nello scenario pubblico e demolire in pochi istanti i castelli di retorica e falsità costruiti in mesi e mesi di duro lavoro di immagine del premier Berlusconi , ma quelle teste rotte sono anche il sintomo della debolezza della democrazia nel nostro paese.
Tratto da: ControInformAzione Alternativa
http://www.facebook.com/notes/controinformazione-alternativa/i-terremotati-aquilani-manganellati-per-un-mistero-tutto-italiano-palazzo-chigi-/114448511935702#!