domenica 26 giugno 2011

A Parma stele per i caduti di Salò. E un ventenne la rimuove

Contro tutto e tutti, il 2 giugno scorso, durante le commemorazioni per la festa della Repubblica e dell’Unità d’Italia, Pietro Vignali, sindaco di Parma, ha dato il suo assenso perché venisse posata una lapide a ricordo dei caduti della Repubblica sociale italiana. E poiché alle proteste dei comitati antifascisti e dei partiti di opposizione, nulla è successo, a risolvere la questione è stato un ventenne che, armato degli strumenti da lavoro necessari e di tanta pazienza, ha scardinato la lapide dal muro, senza danneggiarla, l’ha posata a terra, per poi andare a denunciarsi dai carabinieri come “antifascista”.

Questo l’epilogo di una vicenda nata male, ma che è finita peggio: alla richiesta delle opposizioni di riferire sull’accaduto, il sindaco ha fatto rispondere il suo vice. Le opposizioni non ci sono state e hanno abbandonato l’aula, mentre i cittadini che protestavano in consiglio sono stati portati via con la forza dalla polizia municipale. Il vicesindaco Buzzi, in un aula consiliare semivuota, ha dichiarato: “La lapide è stata pagata totalmente dall’associazione dei repubblichini e questo non è revisionismo, ma pietà per i morti e, nel 150esimo dell’Unità d’Italia, abbiamo cercato di avere una matura visione storica e un doveroso segno di rispetto.“

A stretto giro di posta è arrivata la replica del comitato antifascista di Parma. “La Rsi, con sede a Salò fu uno stato fantoccio creato dai tedeschi, che il 10 settembre 1943 avevano occupato militarmente Nord e Centro Italia, a capo del quale misero Mussolini, da loro stessi liberato il 12 settembre. La Rsi si distinse particolarmente nella feroce repressione antipartigiana al fianco e per conto dei nazisti. La pietà umana non può essere confusa con i fatti, la storia, le idee. Le idee non sono certo uguali, sono ben diverse: libertà, democrazia, progresso sociale e uguaglianza sono i valori dell’antifascismo codificati nella Costituzione del ’48. Così pure diversi sono i fatti storici, fatti di cause, il nazifascismo, e di effetti, la resistenza partigiana, ben distinti e non sovrapponibili. La pietà umana sia per tutti i morti, il ricordo pubblico, la commemorazione e la celebrazione no. Nessuna onorificenza e nessuna commemorazione per i fascisti nessuna strada e nessuna lapide”.

Accade in Italia, nel 2011. E’ come se in Germania dedicassero un monumento ai generali delle SS che gestivano i campi di sterminio. Accade solo in Italia. E siamo nel 2011.

Tratto da:http://www.enricoberlinguer.it/qualcosadisinistra/?p=4106

PRC-FDS "Apriamo tutti insieme la questione cultura a Livorno"

PRC-FDS: "Spazio Zero, Fuoricentro, The Cage: non abbiamo altro tempo da perdere. Unità per una nuova politica culturale subito"

L’estate livornese - appena iniziata - già diventa rovente, prima di tutto sui temi dell’economia e del lavoro, ma anche sul fronte della cultura.

In appena pochi giorni, tre episodi diversi hanno visto coinvolte altrettante importanti e prolifiche associazioni livornesi impegnate nella produzione musicale, nell’organizzazione di eventi, nella circolazione di idee, di nuovi linguaggi, di cultura e di buona socialità.

Prima, la situazione paradossale dell’Associazione Spazio Zero sfrattata da un CE.CU.PO. lasciato colpevolmente in stato di abbandono. E per la quale ancora nessuna soluzione è in vista.

Poi il Fuoricentro che chiuderà i battenti questo stesso fine settimana con l'ultimo spettacolo, senza sapere se, quando e dove potrà riprendere la propria attività.

E se non fosse sufficiente, anche il The Cage è messo in crisi da una situazione paradossale che fa venire meno i presupposti per poter programmare un’attività rivolta ad una fascia giovanile che purtroppo è sempre più clandestina in questa città. Un'attività che, oltre a dare una risposta ad una domanda generazionale, crea un po’ di occupazione e, al tempo stesso, promuove momenti alti di socializzazione, di musica di buon livello e di cultura, senza disdegnare l’impegno sociale.

Tutto ciò, quando è ancora aperta la ferita della perdita di Italia Wave, e sono ancora insoluti davanti a noi i gravi problemi di Effetto Venezia e di strutture storiche come il Mascagni.

Questo terremoto che attraversa la cultura livornese fa uscire allo scoperto errori di una politica culturale giocata sull’effetto più che sulla sostanza, più sul "viaggiare a vista" che sul programmare investimenti, organizzare spazi, recuperare strutture idonee ad accogliere progetti concreti, associazioni attive e vere e proprie istituzioni culturali che hanno dimostrato di saper fare, che vanno aiutate a crescere, a mescolarsi e che rappresentano una ricchezza per la città.

Riteniamo indispensabile, aprire una discussione pubblica su quello che sta accadendo, e su come tentare di mettere una pezza.

Certo vengono al pettine limiti pluridecennali, ma bisogna incominciare ad invertire la rotta rendendo protagoniste/i coloro che cultura la fanno tutti i giorni e che possono e devono dare un contributo ad una nuova politica comunale che superi i gravi limiti di questi anni.

Bisogna aprire, accanto alla questione lavoro e sociale, una questione cultura. Non sono temi separati, anzi si tengono l’un l’altro, perché tutti insieme fanno la qualità della vita di un territorio, la sua capacità di guardare al mondo e quindi il suo futuro.

Chiamiamo tutte le forze della sinistra, i movimenti, i sindacati e le associazioni a discutere ed avanzare risposte concrete e partecipate.

Non abbiamo altro tempo da perdere.

Livorno, 25 giugno 2011

Alessandro Trotta

p. Comitato Direttivo PRC-FDS

lunedì 20 giugno 2011

DAL MANIFESTO DI OGGI INTERVISTA A PAOLO FERRERO . "A SEL DICO...."

«A Sel dico: referendum su legge 30. Così costruiamo una sinistra forte»

19/06/2011 11:48 | POLITICA - ITALIA

Intervista a Paolo Ferrero, Segretario nazionale di Rifondazione Comunista
di Daniela Preziosi

Segretario Paolo Ferrero, Vendola ha chiesto al Pd di cancellare la
legge 30. Siete d'accordo?

Altroché, ma propongo a Vendola un passo concreto: un referendum per
cancellarla. Ci sta? Partiamo subito con la raccolta firme. Noi siamo
anche d'accordo con i quesiti proposti da Passigli che scardinano il
bipolarismo. Perché a mio parere il vero limite della proposta di Sel
sta qui. D'accordissimo sulle primarie su candidato e programma. Ma
non bastano per costruire l'alternativa. Obama si ritrova un bel po'
di parlamentari indisponibili a rompere i rapporti con gli interessi
forti. Allo stesso Pisapia, per venire a casa nostra, il bipolarismo
fatalmente determina una convergenza al centro. Nello schema milanese,
quello delle primarie che piace a Sel, finisce che il centro viene
recuperato in giunta, e la sinistra fatta fuori.

Se le primarie non bastano, cos'altro serve?

Serve costruire una sinistra unitaria e in grado di accumulare forza.
Chi può credere di rovesciare il neoliberismo in un partito con
Veltroni? Le idee neoliberiste sono la politica stessa del Pd. La
novità è che si è espressa una nuova soggettività, larga, dalle tute
blu, alle donne, ai no Tav, ai referendari. Per primo dobbiamo
impedire che la vittoria venga scippata. La proposta di legge del Pd
sull'acqua è emblematica: non c'entra niente con il referendum.

Ma come? Non siete in parlamento.

Propongo una costituente dei beni comuni. L'ho lanciata oggi (ieri,
ndr) in Val di Susa. C'è da mettere insieme tutti i movimenti, e i
partiti disponibili, per costruire una soggettività dal basso. E nelle
città in cui si è vinto propongo di mettere in atto forme di
partecipazione dal basso per dettare le agende alle giunte. Lo spirito
partecipativo di Genova dieci anni dopo è maggioritario.

Vendola chiede le primarie per 'convocare' tutta questa primavera, non
riassumibile sotto l'insegna del socialismo e persino della sinistra.

Quando dico sinistra intendo autonomia dai poteri forti, non
ripropongo discriminanti ideologiche.

I referendari hanno costretto il Pd a cambiare linea. Non è la prova
che la scelta di rivolgersi a un campo più ampio della
sinistra-sinistra, che è la scelta di Vendola, alla fine porti a casa
un gran risultato?

Il movimento 'sposta', è indubbio. E infatti noi ci siamo dentro dal
primo giorno. Ma il fatto che i democratici già ripropongano la loro
legge sull'acqua dice che il nonostante la vittoria non hanno cambiato
l'impostazione. C'è bisogno di una soggettività di sinistra difendere
ogni giorno e consolidare i risultati ottenuti.

Ma proporre un soggetto di sinistra non rischia di isolare la sinistra stessa?

Penso a una sinistra autonoma, ma non isolazionista. Il rischio
opposto è ritrovarsi in guazzabuglio in cui c'è tutto e il suo
contrario. Così com'è il Pd. Ripeto: dobbiamo rassegnarci al fatto che
la politica ti chiude in un partito unico di centrosinistra? No.
Accanto al centrosinistra va costruita una sinistra, come la Linke
tedesca. Ma per farlo dobbiamo superare il bipolarismo.

Ferrero, Vendola, Diliberto: un gruppo dirigente protagonista di tante
scissioni può indicare la strada dell'unità?

Io di scissioni non ne ho fatta neanche una, le ho sempre subite.
Comunque quelle passate non debbono essere di ostacolo. Noi abbiamo
individuato la schema della Federazione, dove c'è il Pdci con il quale
pure i conflitti sono stati aspri. Ma federare è un modo di ragionare.
Bisogna andare in questa direzione.

Il tema di una coalizione di governo ormai è di attualità. Qual è lo
stato dell'arte, per la Federazione?

Propongo che parta da subito, con tutti e non solo i partiti, una
discussione sui contenuti. Noto però che Sel parla sempre di sé, Pd e
Idv. Allora chiedo a Vendola: è d'accordo che in questa discussione ci
sia anche la Federazione? O c'è una conventio ad excludendum?

Avete detto che non parteciperete ad un eventuale governo di
centrosinistra. Quindi rovescio la domanda: non siete voi a mettervi
fuori dalla discussione?

Ma la mia è una previsione, non un pregiudizio. Dire che non sono
interessato al governo significa che non lo metto come premessa per
trovare un accordo. Sono per l'unità delle forze democratiche e
l'esigenza di sconfiggere Berlusconi per me è vitale. Ma so anche che
ci sono differenze programmatiche importanti.

Unità anche con l'Udc di Casini?

Nel Terzo Polo c'è chi ha votato, per esempio, la legge Gelmini. E no
al referendum sul nucleare. Abbiamo vinto le amministrative con il
centrosinistra più la sinistra. A Napoli addirittura con sinistra più
sinistra. E la lezione è che uno schieramento così non è più
minoritario.

Fonte: il manifesto, 19/06/2011

lunedì 13 giugno 2011

Referendum 2011, superato il quorum!!!!!!

FDS: "Risultato straordinario, ora stop a privatizzazioni e avviamo ripubblicizzazione anche a Livorno"

Il risultato dei referendum è un risultato storico, straordinario merito delle centinaia di uomini e di donne che in questo anno e mezzo hanno speso ogni energia per raccogliere le firme e fare informazione.

Dopo Napoli e Milano, questo voto rappresenta indubbiamente un chiaro segnale politico per chi ha scommesso sull’astensionismo ed è stato battuto nel paese.

Ma è anche un segnale per chi in questi anni – nel centrodestra, ma anche nel centrosinistra - ha spinto per la privatizzazione e la liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

Dopo 20 anni di ubriacatura liberista, il paese ha detto che bisogna cambiare. E questo riguarda anche Livorno che ha contribuito, con generosità ed un livello di partecipazione tra i più alti, a questo risultato.

Come Federazione della Sinistra crediamo quindi inevitabile che: 1. si blocchino adesso tutti i processi di privatizzazione in corso; 2. si prenda, in modo convinto, la strada della ripubblicizzazione dei servizi pubblici, a partire dalla gestione dell’acqua.

Cogliamo l'occasione per ringraziare gli elettori di Livorno e della sua Provincia. Stasera tutte/i a festeggiare in piazza Cavour.

Livorno, 13 giugno 2011

FEDERAZIONE DELLA SINISTRA - LIVORNO

mercoledì 8 giugno 2011

12-13 Giugno vota 4 si

Domenica 12 e Lunedì 13 Giugno si vota per 4 referendum.
I quesiti riguardano: la privatizzazione del servizio idrico;
i profitti di tale servizio;
l'energia nucleare;
il legittimo impedimento.
Il Partito della Riforndazione Comunista e la Federazione della Sinistra nel suo insieme, invitano i cittadini a votare 4 si.
Si ricorda inoltre l'impegno del nostro circolo in questa campagna referendaria.

mercoledì 1 giugno 2011

........Nucleare, Cassazione: sì a referendum,sarà su nuova legge

.ROMA (Reuters) - La Corte di Cassazione ha deciso oggi di confermare il referendum sul nucleare del 12-13 giugno, ma il quesito si applicherà alla nuova normativa contenuta nel decreto Omnibus, ha riferito un portavoce della Corte Suprema, e non al testo originale su cui erano state raccolte le firme lo scorso anno.

Ora dunque si apre il problema della ristampa delle schede referendarie, dopo che però quelle con il vecchio quesito sono state già distribuite ai seggi dove votano gli elettori all'estero.

Questa mattina, dopo aver ascoltato per circa un'ora le ragioni dei sostenitori del referendum e del governo che invece voleva annullare la consultazione, i giudici dell'Ufficio centrale elettorale si sono riuniti per decidere il destino del referendum, alla luce del decreto Omnibus approvato definitivamente dalla Camera il 25 maggio scorso.

La Cassazione ha deciso dunque di confermare il referendum - che si terrà insieme ai due sull'acqua pubblica e a quello sul legittimo impedimento - trasferendolo però sulla nuova legge, in particolare sul comma 1 e 8 dell'articolo 5.

Si tratta dei commi che in sostanza danno mandato al governo, pur annullando la costruzione delle nuove centrali, di attuare successivamente il programma di energia nucleare in base alle risultanze di una verifica condotta sia dall'agenzia italiana che dall'Unione europea sulla sicurezza degli impianti.

La decisione della Cassazione è stata accolta positivamente dai sostenitori del referendum, che era stato promosso nel 2010 dall'Italia dei Valori.

"Si afferma la serena forza della Costituzione contro il tentativo maldestro di raggirare i cittadini", ha commentato coi giornalisti l'avvocato Gianluigi Pellegrino, che davanti alla Corte Suprema rappresenta le posizioni del Pd.

"Questa volta le furberie alle spalle degli italiani non passano. La Cassazione censura l'arroganza del governo e riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere sul nucleare e del proprio futuro", ha detto in un comunicato il Comitato Vota Sì, composto da un'ottantina di associazioni contrarie al nucleare.

Questa mattina, intanto, temendo che la Cassazione revocasse il referendum dando così ragione al governo, l'Italia dei Valori aveva sollevato il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale. Ma alla luce della sentenza che mantiene il referendum, è immaginabile che i dipietristi ora ritirino rapidamente il ricorso.

Ma superato lo scoglio del vaglio della Corte Suprema, ora per la consultazione referendaria si apre un problema tecnico, perché, come ha spiegato lo stesso portavoce della Cassazione, il vice segretario generale Raffaele Botta, bisogna modificare le schede elettorali.

Nel frattempo, agli elettori italiani all'estero però sono state già inviate le schede da votare, come prevede la legge, che indica il limite di 18 giorni dalla consultazione.

Intanto, sempre oggi, l'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni ha bacchettato la Rai, perché gli spazi informativi sui referendum del 12-13 giugno sono stati collocati in orari che contano pochi spettatori.

"L'Autorità ha, pertanto, rivolto un richiamo alla concessionaria pubblica affinché realizzi una collocazione dei messaggi idonea a garantire l'obiettivo del maggior ascolto, come previsto dalle disposizioni vigenti", dice un comunicato diffuso oggi dall'Agcom.

Tratto da:http://it.notizie.yahoo.com/nucleare-cassazione-conferma-referendum-095853336.html

La rivoluzione tranquilla di Giuliano

di Curzio Maltese - repubblica

Il vero colore della sinistra. Com’è finalmente vera la sinistra che umilia Berlusconi a casa sua. Una piazza del Duomo rossa che accoglie con un’ovazione il suo sindaco, che non s’è mai vergognato della falce e martello. Una piazza che esplode di applausi quando Nichi Vendola saluta «i nostri fratelli rom, i nostri fratelli musulmani». Con tanti saluti alla sinistra che pensava di vincere coi prefetti, gli industriali e le «ronde di sinistra».
Al primo turno era un miracolo, ma ora è la rivoluzione. È il maggio milanese. Milano non ha mai avuto bisogno di ministeri e dipartimenti per decidere la politica italiana. E come sempre, quando decide, lo fa fino in fondo. Qui ieri è finito il ventennio di Berlusconi, qui comincia un’altra epoca.
«È un fatto enorme, che va molto oltre la mia elezione a sindaco» è stato il primo commento di un Giuliano Pisapia sospeso fra euforia e lacrime, dietro le quinte dell’Elfo, mentre la forbice fra lui e la Moratti s’allargava a ogni minuto. E poi la valanga. Il nuovo sindaco di Milano urla di gioia al primo lancio da Napoli. «Non solo perché mio padre è napoletano». Trieste, Novara, Cagliari, perfino Gallarate. «Gallarate? Ma allora è la rivoluzione».
Rivoluzione è una parola che Giuliano Pisapia ha frequentato fin da ragazzo, prima di realizzarne una da solo e quasi contro tutti all’alba dei sessanta. Ci si aspettava che nella politica italiana la svolta arrivasse da un volto nuovo, un giovane, un «papa straniero» debuttante in politica. Ma è stato proprio l’incrocio fra una figura così solida, definita, fortemente identitaria come quella di Giuliano Pisapia e una campagna elettorale del tutto nuova a scatenare il cortocircuito fatale al berlusconismo. «È stata una campagna unica, che per la prima volta ha sconfitto la politica dell’insulto con il sorriso e l’ironia. Ma questi sono stati mesi pieni di prime volte» dice Pisapia. E allora forse vale la pena di guardarle da vicino, tutte queste «prime volte» del laboratorio politico milanese.


La prima novità del maggio milanese è Sinistra, con la “s” maiuscola. Una parola bandita per anni a Milano, dove la sinistra si è vergognata di esserlo fin da prima di Berlusconi. In questa logica, Pisapia era il «candidato più sbagliato che si potesse immaginare », hanno ripetuto tutti, perfino una testa fina come Massimo Cacciari. Un comunista scelto dai milanesi? Impossibile. Piuttosto un giovane cattolico o un vecchio liberale, un industriale già berlusconiano o un ex democristiano.
Con la vittoria di Pisapia finisce la sinistra che imita la destra, il riformismo inteso come ultra moderatismo, la rincorsa disperata al centro. Fine della teoria dei candidati «perfetti» (o prefetti), ma per perdere. Fine anche dell’insensata guerra dei vent’anni fra «professionisti della politica» e «società civile». Pisapia incarna la sintesi, grande avvocato e uomo di partito da sempre. Tanti luoghi comuni, questi sì, da rottamare.



La seconda rivoluzione è Internet. Biciclettate e Facebook, mercati di periferia e Twitter. La campagna di Pisapia si è mossa sui binari paralleli del massimo di presenza sul territorio e il massimo di uso della rete. In qualche modo sempre «oltre» la televisione. Non per caso si è chiusa con la sedia vuota di Pisapia sul set del duello tv. In altri tempi, uno snobismo fatale. Non s’era mai vista una campagna tanto giocata su Internet, neppure quella di Vendola dell’anno scorso. La progressione degli amici di Pisapia su Facebook è stata impressionante, da poche decine ai 110 mila finali. È stata una scelta in parte dettata da necessità, visto l’abisso di mezzi in campo. Un milione speso per Pisapia, dodici milioni dalla Moratti. «Ma la rete ha funzionato meglio della tv, dei manifesti e perfino dei sondaggi, almeno nel correggere in fretta gli errori» dice Roberto Basso, stratega della campagna di Pisapia. Dal popolo della rete sono arrivati contributi decisivi, come il geniale video su youtube «Il favoloso mondo di Pisapie», ironica contropropaganda firmata da cinque ventenni blogger milanesi, fra i quali Davide Rossi, figlio dell’attore Paolo.

Fra l’altro, s’è visto che dove le forze politiche sanno usare la rete, l’impatto dei «grillini» frana. Non significa naturalmente che la televisione non conti più nulla. Perfino stavolta è stata decisiva, sia pure in negativo, con l’harakiri della Moratti nel duello con l’avversario «ladro di furgoni». Ma da Milano in poi non sarà più «il» luogo della politica. Proprio nella capitale del berlusconismo sta nascendo del resto la tv via rete del dopo Berlusconi, con l’avanzatissimo progetto di «Twww.it». La terza novità riguarda i cattolici. Le «tonache rosse», secondo la destra. Per, la prima volta il cattolicesimo di base milanese ha messo in minoranza lo strapotere di Comunione e Liberazione. Scena mai vista, i volantinaggi di Cl respinti con perdite davanti alle parrocchie. A rompere gli indugi è stato l’appello pro Pisapia di don Virginio Colmegna, che non aveva mai parteggiato prima per un candidato sindaco, con 250 firme, poi raddoppiate, raccolte fra preti, suore della Caritas, esponenti della conferenza diocesana. Pisapia è stato applaudito alle Acli e davanti alle chiese, perfino quando parlava del registro delle coppie di fatto, che i consiglieri moderati gli avevano consigliato di togliere dal programma.


Quarta novità, l’invecchiamento della destra. La Lega, l’unico «partito vero», quello «radicato nel territorio» esce dal voto milanese con le ossa rotte e un’immagine di colpo invecchiata e assai «romana». Bossi promette ministeri e uffici a un elettorato che odia la burocrazia e in ultimo, come faceva Craxi, manda il suo uomo da Roma, Castelli, a rilevare il popolare ma disubbidiente Matteo Salvini. In compenso il Pdl, nato appena ieri, sembra la Dc di De Mita, dove tutti odiano tutti e si preparano a una guerra di successione. Formigoni, che si è sforzato per settimane di sembrare dispiaciuto, non ha aspettato neppure il ballottaggio per lanciare la propria sfida per la successione a Berlusconi. Forte dell’unico apparato di potere ricco e autonomo da Berlusconi.


Quinta novità, la fortuna. Dai tempi di Machiavelli, elemento chiave. Berlusconi ha sbagliato molto, ma è stato anche sfortunato. Non ha più «il sole in tasca». Pisapia invece finisce con un doppio arcobaleno in testa, anche quando aveva avuto la sfiga di convocare l’ultimo comizio al Duomo sotto la grandine.