martedì 18 agosto 2009

Delphi, quella classe dirigente che manda i livornesi allo sbaraglio

delphi_stabilimento.jpgPer dare una trama alla vicenda Delphi bisogna necessariamente lasciare sullo sfondo particolari importanti e limitarsi all'essenziale. Questo perchè l'essenziale è veramente tale: la Delphi è un banco di prova di come la classe dirigente di questo territorio stia mandando i livornesi allo sbaraglio.

E cosa interessi davvero alla classe dirigente locale lo mostra la gerarchia delle notizie apparsa oggi su Il Tirreno, l'agenzia Stefani del notabilato di centrosinistra. Due pagine sui posizionamenti all'interno del PD per assicurarsi i posti di potere al congresso e sulla posta in gioco delle nomine nelle società controllate dal comune. Addirittura i nervosismi della componente socialista di Sinistra e Libertà per il posizionamento della corsa alle nomine come notizia che precede il dramma della Delphi. Siamo curiosi di sapere quali programmi questa componente di Sinistra e Libertà ha per la Delphi e siamo pronti a scommettere che sono molto più vaghi dell'idea che si sono fatti sul numero e sulla qualità di poltrone da accaparrarsi.

La notizia principale del giorno è poi la fuga dal ristorante, per non pagare il conto, da parte di cinque persone. Se sia più importante del fatto che 170 persone, più le relative famiglie, rischiano di non poter pagare nessun conto lo lasciamo giudicare a chi legge. In questi casi la visibilità sui giornali è sopravvivenza e lo stesso Tirreno lo sa benissimo. E' iniziata l'operazione di inabissamento degli operai Delphi, il ferragosto e le nuove emergenze completeranno l'opera.
Ma cosa è successo alla Delphi? Fermiamoci alle ultime puntate, quelle che risalgono a quest'anno in una vicenda che si trascina da oltre tre, sul particolare decisivo. L'imprenditore Rossignolo garantisce la riconversione industriale a sito e operai della Delphi in una operazione di acquisizione della piemontese Bertone e della fabbrica livornese. La riconversione della fabbrica livornese (170 operai rimasti) è quindi legata all'acquisizione di quella piemontese (circa 1200 operai). Si capisce che il grosso dell'operazione è a Torino. Rossignolo sviluppa contatti e accordi con il comune e la provincia di Livorno, il Monte dei Paschi, la regione Toscana. Tutto importante per carità ma il grosso dell'operazione è a Torino. Ebbene, lungo tutto l'anno, e soprattutto durante la campagna elettorale, sui media livornesi le istituzioni e i sindacati continuano a ripetere che il progetto Delphi sta marciando perchè c'è accordo tra Rossignolo e le istituzioni e le banche in Toscana. Insomma, la garanzia starebbe sul fatto che sulla sull'aspetto MINORE dell'investimento c'è accordo tra investitore, sindacati e istituzioni. Ma sull'aspetto MAGGIORE, ovvero il Piemonte, quale accordo c'è stato?
Bene, anzi malissimo, non abbiamo mai avuto notizia di un accordo per collegare la trattativa Bertone-Delphi tra il sindaco di Torino e quello di Livorno, tra i sindacati toscani e piemontesi, tra il Monte dei Paschi e le banche che lavorano con Bertone.
E' chiaro quindi che la Delphi si sarebbe potuta salvare solo con un lavoro di lunga durata diplomatica, pubblicamente riconosciuto e pubblicizzato, in Piemonte. Così come è stata concepita l'operazione Rossignolo è stata solo un'operazione di disturbo rispetto agli interessi che sono maturati in Piemonte. Dove persino esponenti del Prc hanno dato gradimento all'operazione assieme al sindacato.
L'esito non poteva quindi essere che questo visto che il sindaco di Torino, che non ha MAI lavorato in accordo con Cosimi su questo, ha espresso il suo gradimento per la cordata Fiat.
E quando sarà maturata la cordata Fiat che ha acquisito Bertone tagliando fuori la Delphi?
Secondo l'agenzia Stefani di Livorno ovvero il Tirreno solo a luglio e all'improvviso.
Lasciamo credere a chi ha votato Cosimi, incline quindi a bersi di tutto, che il progetto di acquisizione di una fabbrica di 1200 operai in Piemonte (dove istituzioni e sindacati un peso ce l'hanno) si possa fare dall'oggi al domani. Inserendosi magari in una notte in una trattativa.
La realtà è che l'interesse di Bertone da parte della Fiat è maturato in tempi industriali: qualche mese di trattative tra istituzioni piemontesi, sindacati e Fiat. Se a Livorno non ne hanno saputo nulla o sono degli incapaci, perchè non sono stati in grado di informarsi là dove si faceva il grosso dell'affare, o sono degli irresponsabili perchè davano per risolta una situazione che non lo era.
Inoltre crediamo che di questo sgangherato progetto Cosimi-Rossignolo una cosa sicura doveva funzionare: l'effetto immagine a ridosso delle elezioni (infatti a pochi giorni dalla elezioni Il Tirreno intervistò Rossignolo che fece uno spot elettorale per il sindaco elogiandolo per il suo grande impegno e per aver reso possibile il suo progetto). E magari anche qualche posizionamento nell'acquisto delle aree Delphi.
Di tutto questo muoversi da parte di Cosimi e Rossignolo oggi restano 170 persone a casa. E una certezza: la classe dirigente locale manda i livornesi allo sbaraglio. Di sicuro ai socialisti di Sinistra e Libertà preoccupati per le sorti delle loro poltore si rivolgerà una cura maggiore.
P.S. Queste parole non appartengono alla categoria "E' facile parlare dopo". Siamo stati i primi in tempi non sospetti, e lo abbiamo ribadito in ogni articolo, a scrivere che la vicenda Rossignolo era legata a doppio filo alla vicenda della Bertone. Non certo perchè siamo fenomeni ma solo perchè non siamo l'agenzia stampa di nessuno e cerchiamo di dare voce a chi viene spesso scansato a priori perchè non rappresenta la voce conforme di istituzioni e sindacati. Fu proprio un operaio in un'intervista rilasciata a noi nel febbraio 2008 a spiegare perchè l'operazione Rossignolo era legata a quella Bertone. Lo sapevano tutti ma non si poteva dire....

per Senza Soste, Ian St.John

8 agosto 2009

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