mercoledì 12 agosto 2009

Eni vende la raffineria. 400 posti di lavoro a rischio. Il silenzio de Il Tirreno e del sindaco

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In un articolo del 31 gennaio, Cristiano Meoni de Il Tirreno scriveva che "sulla scacchiera della raffineria si gioca una partita fondamentale per il futuro produttivo di Livorno". Si riferiva alle notizie sulla possibile vendita dell'impianto di Livorno da parte dell'Eni. Il sindaco Cosimi alla notizia di un possibile bando di vendita nello stesso articolo commentava "abbiamo avuto sentore di questo bando dell’Eni attraverso canali semiufficiali. Al momento non abbiamo nè elementi per preoccuparci nè per essere rassicurati, se non l’impegno del gruppo Eni a mantenere gli attuali livelli occupazionali fino al 2011".
Il timore, rispetto alla vendita dell'impianto, era espresso in questo modo da Il Tirreno "L’Eni ha garantito solo gli investimenti strettamente necessari, quelli per lavorare in condizioni di sicurezza. Niente più che ordinaria manutenzione. Di questo passo, come ormai tutti riconoscono, la raffineria non può che andare incontro a un declassamento a deposito, con conseguente taglio di CENTINAIA (sottolineatura nostra, ndr) di posti di lavoro". In questa vicenda il rischio concreto sta nel fatto che, in mancanza di un nuovo acquirente, l'impianto si "spenga" progressivamente lasciando a casa centinaia di persone. Nell'articolo si definisce inoltre la ricerca di un nuovo acquirente "un’incognita gravida di rischi" sia per il fronte occupazionale che per la stessa struttura produttiva livornese.
Il titolo di questo articolo è "L'Eni mette in vendita la raffineria" ma le parole del sindaco, rispetto a quest'ipotesi, sono state chiare: ha parlato di "possibile bando di vendita" ma non certo e ha commentato, come abbiamo visto, "al momento non abbiamo nè elementi per preoccuparci nè per essere rassicurati".
Successivamente si parla di dodici acquirenti interessati all'impianto di Livorno ma non si fa cenno della loro intenzione di salvaguardare i livelli occupazionali (leggi). La Regione poi si dice ufficialmente preoccupata della vicenda Eni (leggi).
Durante la campagna elettorale Cosimi parla dell'Eni in termini puramente ipotetici "noi lavoriamo perché vi sia un tavolo per discutere con l’acquirente, SE (sottolineatura nostra, ndr) vi sarà la vendita dell’impianto" (leggi)
Insomma, poco prima delle elezioni l'ipotesi della vendita dell'Eni per Cosimi non ha ancora fatto passi avanti in un senso o in un altro. C'è qualcosa che non torna: i dodici possibili acquirenti dell'impianto nel frattempo che fine hanno fatto?
Il 4 luglio il ministro Matteoli, la cui questione Eni è di competenza annuncia sicuro "L'Eni sarà venduta" (leggi).
Se, come diceva il Tirreno a gennaio, sull'Eni si gioca una partita decisiva sul futuro di Livorno a luglio nessuno ha voluto commentarla. Nessun comunicato ufficiale del comune e dei sindacati nè tantomeno emersione dei possibili 12 acquirenti. Perchè?
Il Giornale del 31 luglio dà quindi la notizia della reale messa in vendita dell'ENI: "la flessione dei margini di raffinazione ha spinto l’Eni a mettere in vendita la raffineria di Livorno" (leggi).
La notizia viene confermata dal sito della borsa italiana con questo commento: "Eni sta andando avanti nella vendita pianificata della raffineria di Livorno, come parte della sua strategia per la riduzione della capacita' di raffinazione" (leggi). Persino il Wall Street Journal on line diffonde la notizia (leggi). Ma NON Il Tirreno che il 31 luglio dà notizia dell'assemblea del gruppo Eni ma non della decisione della vendita dell'impianto di Livorno (leggi). E che la notizia dell'assemblea ENI e della vendita dell'impianto di Livorno siano correlate come evento ENI del 31 luglio lo mostra il lancio Reuters di quel giorno che parla di entrambi (leggi)

Come mai il Tirreno ha scorporato la notiza dell'assemblea ENI da quella della decisione della vendita dell'impianto di Livorno? Come mai il sindaco, una volta che l'ipotesi di vendita si è fatta concreta, tace ufficialmente?
Insomma, si va alla vendita in quello che lo stesso Giornale filogovernativo (articolo citato) definisce "uno scenario difficile, che caratterizza tutto il settore". Come è possibile trovare un acquirente che garantisca i livelli occupazionali in un simile scenario?
In una città scossa dal caso Delphi queste domande la stampa locale non le pone e non dà nemmeno le notizie. Per non parlare di prese di posizione ufficiali dell'amministrazione comunale e dei sindacati, queste risposte non ci sono anzi ufficialmente a Livorno non c'è neanche la notizia della vendita. C'è solo il silenzio. Delle istituzioni, dei sindacati e di una stampa locale tutta concentrata sui problemi del parcheggio dei motorini e della rimozione dei banchi di Piazza XX settembre.
Ma perchè Il Tirreno ha mancato una notizia così importante? Per svista? Per favorire il silenzio di una amministrazione che non ha soluzioni?
Il modo con il quale è stato gestito, dall'amministrazione e dalla stampa, il caso Delphi autorizza a farsi queste domande. Prima che sia troppo tardi

Fonte: Senza Soste, Ian St.John

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