mercoledì 12 agosto 2009

Innse, gli operai salvano la "loro" fabbrica

La trattativa si conclude a mezzanotte: Genta e Aedes cedono l'impianto a Camozzi. E i cinque scendono dal carro ponte
di Ilaria Carra, Oriana Liso
A mezzanotte e ventiquattro la partita è finita. La Innse è salva. E i cinque operai che da otto giorni erano sul carroponte a 17 metri d’altezza sono usciti dalla fabbrica tra i cori e gli applausi di familiari, colleghi, amici e tutti quelli che li hanno sostenuti in questo agosto. Un urlo liberatorio. «Era una sfida a chi resisteva di più, è stata dura, siamo stati dei leoni — hanno detto — Non siamo dei divi, adesso vogliamo tornare a lavorare». La cosa più dura da sopportare è stato il caldo. «Da soli non ce l’a vremmo mai fatti, è stata la vittoria di tutti e a tutti va il nostro grazie».

Comincia una vita nuova per la Innse, di proprietà ora del gruppo industriale Camozzi di Brescia. «Abbiamo chiuso con grande soddisfazione di tutti — ha detto il prefetto Lombardi — , io per primo. Spero che questo sia il primo di una serie di salvataggi di aziende perché far sopravvivere le fabbriche storiche è importantissimo». Soddisfatto anche l’avvocato di Genta, il proprietario bersaglio degli operai nelle ultime ore: «Usciamo definitivamente di scena. Abbiamo fatto un importante sacrificio, non arriveranno utili al mio cliente. Abbiamo ottenuto la rinuncia da parte di Aedes alla richiesta di danni. E anche con i sindacati non abbiamo più nessun rapporto. Il concetto è ognuno per la sua strada. Abbiamo venduto una trentina di macchine escluse le sette che avevamo già piazzato».

«La Innse ha un nome storico che ha dato tanto all’immagine dell’Italia all’estero — ha detto Camozzi — e noi la riporteremo in auge. Entreremo a ottobre, questa azienda verrà ingrandita». Non è ancora definito il costo complessivo dell’operazione ma dovrebbe aggirarsi intorno ai quattro milioni.

L’intesa tra gli acquirenti del gruppo bresciano e Silvano Genta è stata raggiunta pochi minuti prima della mezzanotte, ora in cui scadeva l’ultimatum posto dalla cordata di imprenditori per raggiungere un accordo. L’accordo tra Genta e Aedes era arrivato qualche ora prima.


L’ultimo brivido è stata la trattativa tra la proprietà e i lavoratori, rappresentati al tavolo in prefettura da Maria Sciancati, segreteria milanese Fiom.

La richiesta dei lavoratori era il totale riassorbimento dei 49 operai, condizione questa irrinunciabile. Le altri condizioni erano rassicurazioni sul piano industriale, sui tempi della ripresa dell’attività produttiva e sui percorsi per l’accesso alla cassa integrazione e/o ad altri ammortizzatori sociali. È arrivato il via libera dalla nuova proprietà. E a questo punto i lavoratori hanno potuto iniziare la festa.

Per quanto riguarda l’area, si sarebbe trovata un’intesa anche con il Comune, che oltre dieci anni fa per quell’area, la ex Innocenti, decise un piano di riqualificazione urbana che avrebbe dovuto destinare i circa 300 mila metri quadrati su cui sorgono anche i capannoni della Innse a servizi pubblici e in particolare a un parco pubblico. Tenendo conto che la Innse, in linea di massima, resterà su quell’area, questo comporta che la parte di servizi debba essere comunque realizzata. Volumetrie che probabilmente dovranno essere sottratte a eventuali complessi residenziali su quell’area.

Camozzi di suo aveva posto come condizione di poter disporre di un’a rea più grande per poter permettere il passaggio dei camion, una sorta di piattaforma logistica esterna. Dal Comune la massima disponibilità a favorire l’operazione: «È stato avviato un percorso molto positivo che però dovrà tenere conto delle indicazioni del consiglio comunale del 1996 quando votò un piano di riqualificazione dell’area che prevede la realizzazione di parchi e servizi in quella zona — commenta l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli — Sono contento che la fabbrica sia stata salvata e vogliamo individuare insieme un percorso di sviluppo, ma allo stesso tempo dobbiamo garantire i servizi che il quartiere necessita come previsto dall’accordo».
(11 agosto 2009)

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