sabato 5 settembre 2009

Se questa non è censura....

In questi giorni sono accaduti dei fatti che in uno Stato normale e libero, quindi non l'Italia, avrebbero fatto gridare allo scandalo e alla censura.
Ma quano questi fatti riguardano il presidente del consiglio ed appunto l'Italia, nessuno si scandalizza, nessuno protesta.
Il primo fatto riguarda la censura che Rai e Mediaset (le televisioni di Berlusconi) hanno praticato nei confronti del trailer del film "Videocracy", pellicola che parla dell'Italia Berlusconiana, dove conta apparire e meglio è se si fà in televisione.Questo film parecipa alla mostra del film di Venezia, ma no nella categoria principale, ma nelle due sezioni autonome.
Il secondo fatto è l'attacco del direttore de "il Giornale" (di proprietà della famiglia Berlusconi), Vittorio Feltri nei confronti del direttore del quotidiano "L'Avvenire" legato a doppio filo al Vaticano.
Un attacco in piena regola dove viene pubblicato "un dossier" che accuserebbe il direttore dell'Avvenire, Boffo.
Diciamo accuserebbe perchè questo "dossier" è poco più di una velina informativa della Questura e nient'altro.
Comunque, Berlusconi e soci hanno ottenuto quello che volevano, ossia le dimissioni di Boffo, che, si mormora sia stato "invitato" a tale gesto dal Vaticano, per evitare ripensamenti da parte del governo italiano sul testamento biologico.
Il terzo fatto è la richiesta da parte di Berlusconi, di due milioni di euro nei confronti del giornale "L'Unità", reo a suo dire, di averlo danneggiato tenendo una linea editoriale contraria al premier stesso.
La risposta del direttore de L'Unità, Concita De Gregorio, non si è fatta attendere ed è stata molto velenosa.
La De Gregorio ha detto che quello che Berlusconi non può comprare lo fa chiudere.
Un altro fatto di censura, in questo caso meglio di non iformazione, è quello riguardante la visita di Berlusconi in Libia, visita fatta più dal Berlusconi imprenditore (infatti ha acquisito quote del canale satellitare tunisino Nessma) che dal Berlusconi politico e capo del governo.
L'ultimo fatto non riguarda la stampa ma direttamente esponenti del PdL, come in questo caso il sindaco di Castiglion della Pescaia, nonchè parlamentare Pdl, Monica Faenzi.
Quest'ultima si è resa protagonista di un ricatto in piena regola e di un fatto che rasenta il ridicolo.
Durante la premiazione del Palio di Castiglione, l'equipaggio vincitore si è presentato sul palco con delle maglie rosse raffiguranti Berlusconi contornato dal segnale di divieto.
Subito l'allenatore ha provato a gettare acqua sul fuoco delle polemiche dicendo che si trattava di uno scherzo nei suoi confronti (è del PdL), ma il sindaco ha minacciato la sospensione dei fondi al Palio se questi ragazzi non venissero radiati a vita dal Palio stesso.
Se questi fatti non rappresentano censura....
Alcuni articoli in merito alle vicende trattate.:


"La Rai rifiuta il trailer di Videocracy: "E' un film che critica il governo" Anche da Mediaset no allo spot del film che racconta l'ascesa delle tv di Berlusconi. La tv di Stato esigeva un contraddittorio per rispettare il pluralismoROMA - Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c'è una connessione tra il capo del governo e quello che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy il film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del nostro sistema televisivo."Come sempre abbiamo mandato i trailer all'AnicaAgis che gestisce gli spazi che la Rai dedica alla promozione del cinema. La risposta è stata che la Rai non avrebbe mai trasmesso i nostri spot perché secondo loro, parrà surreale, si tratta di un messaggio politico, non di un film", dice Domenico Procacci della Fandango che distribuisce il film. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia. "Ci hanno detto che secondo loro film e trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda proprio sulle reti Mediaset".A lasciare perplessi i distributori di Fandango e il regista sono infatti proprio le motivazioni della Rai. Con una lettera in stile legal-burocratese, la tv di Stato spiega che, anche se non siamo in periodo di campagna elettorale, il pluralismo alla Rai è sacro e se nello spot di un film si ravvisa un critica ad una parte politica ci vuole un immediato contraddittorio e dunque deve essere seguito dal messaggio di un film di segno opposto."Una delle motivazioni che mi ha colpito di più è quella in cui si dice che lo spot veicola un "inequivocabile messaggio politico di critica al governo" perché proietta alcune scritte con i dati che riguardano il paese alternate ad immagini di Berlusconi", prosegue Procacci "ma quei dati sono statistiche ufficiali, che sò "l'Italia è al 67mo posto nelle pari opportunità"".A preoccupare la Rai sembra essere questo dato mostrato nel film: "L'80% degli italiani utilizza la tv come principale fonte di informazione". Dice la lettera di censura dello spot: "Attraverso il collegamento tra la titolarità del capo del governo rispetto alla principale società radiotelevisiva privata", non solo viene riproposta la questione del conflitto di interessi, ma, guarda caso, si potrebbe pensare che "attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso". "Mi pare chiaro che in Rai Videocracy è visto come un attacco a Berlusconi. In realtà è il racconto di come il nostro paese sia cambiato in questi ultimi trent'anni e del ruolo delle tv commerciali nel cambiamento. Quello che Nanni Moretti definisce "la creazione di un sistema di disvalori"".Le riprese del film, se pure Villa Certosa si vede, è stato completato prima dei casi "Noemi o D'Addario" e non c'è un collegamento con l'attualità. Ma per assurdo, sottolinea Procacci, il collegamento lo trova la Rai. Nella lettera di rifiuto si scrive che dato il proprietario delle reti e alcuni dei programmi "caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime si determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso e al suo rapporto con il sesso femminile formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo"."Siamo in uno di quei casi in cui si è più realisti del re - dice Procacci - Ci sono stati film assai più duri nei confronti di Berlusconi come "Viva Zapatero" o a "Il caimano", che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. E il governo era dello stesso segno di oggi. Penso che se questo film è ritenuto così esplosivo vuol dire che davvero l'Italia è cambiata".Maria Pia Fusco tratto da http://www.repubblica.it/(27 agosto 2009)"

http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=31345ab18fb0c03a

http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=10b54a60d62ccea6

A chiusura metto questo video dove si parla della vittoria legale di Luttazzi contro Berlusconi, Fininvest, Mediaset e Forza Italia, che lo denunciarono per diffamazione.
Ma il fatto ahiloro, non sussiste.
Grande Daniele.
http://www.youtube.com/watch?v=JvsFD4UHFqA

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