Mobilitiamoci!
marzo 8th, 2010
Dopo esserci occupati a lungo di elezioni regionali, in particolare di quale collocazione Rifondazione e la Federazione avrebbero dovuto avere, è il caso di volgere lo sguardo a quanto sta accadendo intorno a noi.
I fatti sono di una gravità inaudita. Se ne potrebbe fare un lungo elenco, ma mi limito ai due più importanti e, a mio parere, più gravi.
Il primo riguarda l’attacco ai diritti dei lavoratori.
Lo hanno detto ormai in tanti, ma va sottolineato con forza. Con il recente decreto, pur senza abolirlo formalmente, si abolisce sostanzialmente l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Non è vero che il lavoratore o la lavoratrice possono scegliere. Quando si deve firmare un contratto di lavoro, quando si ha bisogno di lavorare e quando si sa che se si perde una occasione non è facile trovarne un’altra, non si è liberi di scegliere. Quindi si accetterà la condizione peggiore, pur di avere un lavoro. Si “sceglierà” la soluzione arbitrale proposta dal datore di lavoro, rispetto alla possibilità di rivolgersi al giudice, come prevede l’articolo 18, con tutto quello che ne conseguirà di vantaggio per il più forte (l’azienda) e di svantaggio per il più debole (il lavoratore).
Questo provvedimento è passato in Parlamento senza una significativa opposizione. Basta guardare gli atti parlamentari per rendersene conto. Sulla materia né Pd né Idv hanno contrastato effettivamente il provvedimento. Se si fosse voluto, con il numero di parlamentari di cui dispongono il Pd e l’Idv, si sarebbe tenuto inchiodato per parecchio tempo il Governo e, nel frattempo, si sarebbe fatta crescere crescere nel Paese una mobilitazione sociale rilevante. Ciò non è stato fatto poiché un lotta intransigente per la difesa dei diritti dei lavoratori, evidentemente, non è nelle “corde” del Pd – e questo lo sappiamo da tempo -, ma nemmeno dell’Idv – e questo sarà il caso di cominciare a dirlo!
Comunque siamo di fronte ad un attacco al lavoro gravissimo avallato, di fatto, da Cisl, Uil e Ugl.
La Cgil ha confermato la sua posizione diversa. Pur non avendo fatto abbastanza per informare i lavoratori, ha espresso un parere contrario e ciò è positivo. Occorre premere su di essa affinché la contrarietà si trasformi in lotta.
La Federazione della Sinistra ha denunciato fin dall’inizio della discussione parlamentare la gravità di questo provvedimento e sta lavorando per realizzare al più presto un referendum che lo abolisca. Sulla stessa posizione si è attestata anche Sinistra Ecologia e Libertà. Dobbiamo impegnarci molto in questa lotta sia approntando tempestivamente i quesiti referendari, sia partecipando in modo massiccio allo sciopero e alle manifestazioni promosse dalla Cgil per il 12 marzo. Il lavoro deve diventare sempre di più il cuore della politica di Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra. Da questi ultimi 30 anni, infatti, dalla lotta dei 35 giorni del 1980 alla Fiat in poi, dovremmo aver imparato che la sconfitta del movimento dei lavoratori e la riduzione dei loro diritti produce un arretramento generale della società. Non c’è possibilità di ricostruire una forza comunista e di sinistra e avviare un processo di trasformazione della società in senso socialista senza un ritrovato protagonismo dei lavoratori, senza una ripresa del conflitto di classe.
Il secondo fatto grave riguarda il decreto “salva liste”. Anche su questo è già stato scritto tanto, ma ciò che mi preme sottolineare è che siamo di fronte ad un salto di qualità, ad una vera e propria rottura. Gli argomenti usati da chi sostiene la legittimità del decreto non stanno in piedi. Se si arriva al punto di dire che è consentito violare la legge perché, altrimenti, verrebbe penalizzato il più forte, lasciando intendere che se si fosse trattato di altri soggetti più deboli le si sarebbero fatte rigorosamente rispettare, significa dire che siamo all’arbitrio, alla dittatura della maggioranza.
Ricordo che nel 1994 Rifondazione Comunista per errori procedurali non presentò la lista in una delle due circoscrizioni della Sicilia: ovviamente nessuno pensò di fare un decreto interpretativo, anzi nessuno lo chiese, Rifondazione per prima che, giustamente, ragionò autocriticamente sul proprio errore. E così è avvenuto per molti altri in quasi tutte le competizioni elettorali. Travaglio nei giorni scorsi sul Fatto si è preso la briga di trascrivere tutte le dichiarazioni dei massimi esponenti del Pdl che, in occasione delle lezioni del 2005, invocavano il “rispetto assoluto e inderogabile delle leggi e delle procedure” rispetto alle irregolarità della Lista Mussolini.
La situazione è grave. Il ministro della Difesa ha dichiarato testualmente: “non rispondiamo delle nostre azioni” e Napolitano, dopo l’incontro con Berlusconi, ha parlato di grave tensione tra le massime istituzioni dello Stato. Sta di fatto che il Presidente della Repubblica, con la sua firma, ha dato la copertura ad un decreto che cambia le regole in corso d’opera e che è palesemente anticostituzionale. Ma l’operato di Napolitano è grave anche per altri due motivi. Egli aveva sempre detto che non avrebbe mai sottoscritto un decreto senza “un ampio consenso tra le forze politiche”. Ciò è stato clamorosamente disatteso tenendo conto del fatto che Udc, Pd, Idv, Radicali, Sel e Federazione della Sinistra hanno espresso contrarietà al decreto. Inoltre il decreto è stato firmato nottetempo e cioè in tempo utile affinché fosse pronto prima della riunione del Tar della Lombardia, che infatti ha riammesso il listino di Formigoni.
In questo contesto è molto importante che Rifondazione e la Federazione contribuiscano alla riuscita delle mobilitazioni che si sta sviluppando in tutta Italia. La manifestazione di sabato 13 marzo a Roma, promossa unitariamente da tutte le forze di opposizione, diventa un appuntamento importantissimo al quale dedicare tutte le nostre energie. Ma non si tratta solo di questo. In questo Paese vi è un “questione democratica” grande come una casa. E noi dobbiamo assumerla con grande forza. Sarebbe un errore madornale lasciarla nelle mani di Di Pietro, che non ha titoli per intestarsela. Ecco allora l’importanza della nostra proposta politica, che dobbiamo maggiormente mettere in evidenza e far diventare patrimonio anche di altre forze politiche, sociali e di movimento. Bisogna insistere con la richiesta di elezioni anticipate e, contemporaneamente, rilanciare la proposta di un Fronte molto ampio che abbia come minimo comune denominatore l’obiettivo di ripristinare le regole democratiche: sistema elettorale proporzionale, conflitto di interessi e difesa della Costituzione.
Tratto da: http://www.claudiograssi.org/wordpress/2010/03/mobilitiamoci/
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