No al decreto-truffa che riammette le liste del PDL!
Chi sbaglia paga? No! Cambia le regole e dice che le ha interpretate.
Il decreto-legge “interpretativo” sulla presentazione delle liste elettorali regionali, adottato stanotte dal governo Berlusconi e frettolosamente firmato da Napolitano, non interpreta ma cambia la legge in vigore. Permette così di sanare i ritardi e gli illeciti nella presentazione delle liste elettorali del PDL in Lombardia e Lazio, che hanno come unica causa le beghe interne al partito. È un gravissimo abuso, che fa scempio dello Stato di diritto, dei principi costituzionali e della democrazia, e che falsa la competizione elettorale in corso, a vantaggio del PDL.
Il governo sostiene di aver ridato, con questo decreto, il voto ai cittadini. E di aver solo voluto aiutare i giudici del TAR, chiamati ad esprimersi in queste ore, a dare la decisione corretta (ovvero quella che dà ragione al PDL!). Poco importa se per ottenere questo risultato si sia violata la Costituzione, che in materia elettorale esclude il decreto-legge (art. 72, comma 4).
Il bianco può mai essere nero? Il decreto dice di sì!
Prevede, di fatto, che timbri mancanti diventino presenti, firme di persone morte diventino firme di persone vive, persone assenti al momento della consegna delle liste diventino presenti. Nessun cittadino può depositare una domanda per un concorso o per un posto di lavoro dopo la scadenza dei termini, o con una documentazione incompleta. A meno che il concorso non siano le elezioni regionali e il cittadino non si chiami Formigoni o Polverini!
Si può fermare il tempo? Il decreto dice di sì!
Ma solo in Lazio e Lombardia. Qui le 24 ore di tempo concesse per sanare errori e carenze nella presentazione delle liste non partiranno dal momento del deposito, ma da quello di pubblicazione del decreto. Chi è rimasto fuori in altre Regioni se ne dovrà fare una ragione, alla faccia del principio di uguaglianza.
Chi sbaglia paga? No! Cambia le regole e dice che le ha interpretate.
Il decreto-legge “interpretativo” sulla presentazione delle liste elettorali regionali, adottato stanotte dal governo Berlusconi e frettolosamente firmato da Napolitano, non interpreta ma cambia la legge in vigore. Permette così di sanare i ritardi e gli illeciti nella presentazione delle liste elettorali del PDL in Lombardia e Lazio, che hanno come unica causa le beghe interne al partito. È un gravissimo abuso, che fa scempio dello Stato di diritto, dei principi costituzionali e della democrazia, e che falsa la competizione elettorale in corso, a vantaggio del PDL.
Il governo sostiene di aver ridato, con questo decreto, il voto ai cittadini. E di aver solo voluto aiutare i giudici del TAR, chiamati ad esprimersi in queste ore, a dare la decisione corretta (ovvero quella che dà ragione al PDL!). Poco importa se per ottenere questo risultato si sia violata la Costituzione, che in materia elettorale esclude il decreto-legge (art. 72, comma 4).
Il bianco può mai essere nero? Il decreto dice di sì!
Prevede, di fatto, che timbri mancanti diventino presenti, firme di persone morte diventino firme di persone vive, persone assenti al momento della consegna delle liste diventino presenti. Nessun cittadino può depositare una domanda per un concorso o per un posto di lavoro dopo la scadenza dei termini, o con una documentazione incompleta. A meno che il concorso non siano le elezioni regionali e il cittadino non si chiami Formigoni o Polverini!
Si può fermare il tempo? Il decreto dice di sì!
Ma solo in Lazio e Lombardia. Qui le 24 ore di tempo concesse per sanare errori e carenze nella presentazione delle liste non partiranno dal momento del deposito, ma da quello di pubblicazione del decreto. Chi è rimasto fuori in altre Regioni se ne dovrà fare una ragione, alla faccia del principio di uguaglianza.
Per la difesa della democrazia!
Tutti in piazza sabato 13 marzo
Tutti in piazza sabato 13 marzo
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