Tratto da il Fatto quotidiano:
Clamoroso errore del ministro: i tagli da 8 miliardi di euro non erano pubblicati in Gazzetta Ufficiale, quindi non hanno valore di legge
La notizia è di quelle che fanno riprendere fiato, dopo un’apnea per aria mefitica. Ecco la boccata d’ossigeno: il Tar del Lazio il 24 giugno ha sospeso l’efficacia delle circolari su iscrizioni alle secondarie, organici del personale della scuola e mobilità. Ossia tutte le conseguenze dei regolamenti Gelmini (la “riforma” delle superiori). Perché? Quei regolamenti, da cui le circolari partono, non avevano compiuto l’iter obbligatorio, non erano stati pubblicati in Gazzetta (pubblicazione parziale avvenuta solo una settimana fa). Ma il governo li ha considerati legge: procedura anticostituzionale e antidemocratica, che una parte della scuola ha denunciato con tutto il fiato che aveva in gola, nel silenzio della maggior parte dei media. Mobilitazione e consapevolezza pagano: la sospensiva dimostra che il ricorso – presentato da 755 docenti, genitori, personale Ata, studenti, insieme Scuola e Costituzione e per Per la Scuola della Repubblica, organizzato dai Coordinamenti scuole superiori di Roma, Bologna, Milano e molte altre città, nonché dal Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale – non era pretestuoso. Con ordinanza n. 1023 il Tar ha accolto la richiesta dei legali ricorrenti, Mauceri e Virgilio, disponendo la sospensione dei provvedimenti impugnati e ordinando a Gelmini di depositare nel termine di 15 giorni una “documentata relazione che, riferendo sui fatti di causa, controdeduca puntualmente sui motivi dedotti con il ricorso”. Il 19 luglio, in una prossima udienza, sarà deciso se confermare o no quanto stabilito.
Sono mesi che da questo giornale ho la possibilità di denunciare tale gravissima anomalia di procedura, dettata da una parte dall’arroganza di sentirsi super leges, dall’altra dalla necessità di far marciare la “riforma”, legge pubblicata o no, per realizzare in tempi utili quanto richiesto da Tremonti: 8 miliardi di tagli, 87.000 docenti e 45.000 Ata in meno. Lo faccio oggi con maggiore motivazione, per ricordarci e ricordare in che razza di Paese stiamo accettando di vivere; rivolgendomi a quella parte della scuola e della cittadinanza immobili e indifferenti all’impegno di quanti svolgono le proprie funzioni coniugandole con mobilitazione e impegno permanenti. Ai colleghi che, in questi giorni, nonostante età e carriere avanzate, si scoprono “soprannumerari”: la “riforma” ha toccato anche loro, e non solo precari senza nome e volto.
Per cominciare: i genitori hanno dovuto iscrivere i figli alla cieca, basandosi sull’offerta formativa dello scorso anno, non aggiornata dalle scuole in mancanza di programmi e regolamenti definitivi. Infatti la “legge” che istituiva i nuovi indirizzi è stata determinata non dall’iter previsto e dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma tramite annuncio sul sito del ministero, a marzo, mese in cui le iscrizioni scadevano. I collegi hanno dovuto adottare libri di testo entro il 31 maggio per le classi I, con i nuovi programmi solo in bozza.
Le classi intermedie di tecnici e professionali si troveranno, dal prossimo anno, dalle due alle quattro ore in meno, senza conoscere neanche le materie tagliate: hanno iniziato a vedere il primo tempo di un film, ma – durante la proiezione – il film è cambiato. Gli iscritti al primo anno del professionale non hanno garanzia che le scuole siano in grado di offrire la qualifica triennale prevista, scelta a carico delle singole Regioni: danni gravissimi al diritto allo studio e all’unitarietà del sistema scolastico nazionale. Non è dato sapere, a due mesi dall’inizio della scuola, a chi verrà affidato l’insegnamento delle discipline introdotte ex novo. L’organico sarà basato su classi di concorso atipiche, commistione tra le vecchie e le nuove, normate da un ulteriore regolamento non ancora legge: sconosciuti i criteri per il trasferimento dei docenti.
La scuola futura è in alto mare: sola certezza è che la circolare sospesa prevedeva 8.711 posti in meno per la primaria; 3.661 per la secondaria di primo grado, 13.746 per la superiore; -15.000 Ata. Totale: 41.118 persone a spasso, in virtù di una “riforma” trattata da chi ci governa come se fosse legge, ma che legge non era. Questo lo scenario su cui si aprirebbe l’anno scolastico 2010-11. Il 19 luglio potrebbe essere evitato un inizio di anno catastrofico e un passo definitivo verso la distruzione della scuola della Costituzione.
Tratto da:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/27/il-tar-boccia-la-gelmini/
Circolo Salviano-Leccia-Scopaia-Collinaia-Limoncino-Valle Benedetta (Livorno)
lunedì 28 giugno 2010
lunedì 21 giugno 2010
Appello del Tavolo per il Lavoro
COSTRUIAMO UNA RETE EUROPEA DI OPPOSIZIONE
La vicenda di Pomigliano è emblematica dell'idea di fuoriuscita dalla crisi economica e sociale che ha il padronato: continuare sulla strada della competività internazionale giocata tutta sul costo del lavoro, comprimendo ulteriormente diritti e salari dei lavoratori, usando il ricatto della perdita di occupazione. (...) La Fiat chiede ai lavoratori di mettere nelle mani dell'impresa il proprio tempo e la propria dignità come unica possibilità per continuare a produrre e lavorare. Una versione, anche peggiore, della direttiva orario bocciata dal Parlamento europeo. Contemporaneamente, proponendo alle organizzazioni sindacali un testo non emendabile, di fatto la Fiat annulla il ruolo contrattuale del sindacato e il valore della rappresentanza collettiva dei lavoratori. Imporre le scelte padronali a Pomigliano e cambiare l'art.18 con il collegato al lavoro, modificare l'art.41 della Cost., vogliono raggiungere un unico obiettivo: la rinuncia al conflitto in favore dell'assoluto primato dell'impresa. Arrivando a mettere in discussione diritti costituzionali, e perciò indisponibili. Di fatto la Fiat vuole riscrivere la costituzione e cancellare il contratto nazionale, ed è gravissimo che ministri della Repubblica l'appoggino in ciò. In questo contesto la scelta della Fiom di non aderire al testo proposto dalla Fiat è un atto coraggioso di resistenza che va sostenuto e non isolato, perché in gioco c'è non solo il futuro dello stabilimento di Pomigliano ma il futuro delle condizioni di vita degli europei. Per questo ci rivolgiamo agli intellettuali, ai parlamentari, ai sindacalisti europei perché costituiscano una rete di opposizione alla ineluttabilità della via di uscita dalla crisi proposta dal nuovo capitalismo. Può nascere così uno spazio di discussione europeo capace di contrastare le politiche di dumping sociale tra gli stessi paesi della Ue.
Titti Di Salvo; Piero Di Siena; Roberta Fantozzi; Silvia Garambois; Alfonso Gianni; Betti Leone; Orazio Licandro; Roberto Musacchio; Gianni Pagliarini; Gianpaolo Patta; Rosa Rinaldi; Augusto Rocchi; Aldo Tortorella; Mario Tronti; Giorgio Mele; Francesco Garibaldo; Piergiovanni Alleva
La vicenda di Pomigliano è emblematica dell'idea di fuoriuscita dalla crisi economica e sociale che ha il padronato: continuare sulla strada della competività internazionale giocata tutta sul costo del lavoro, comprimendo ulteriormente diritti e salari dei lavoratori, usando il ricatto della perdita di occupazione. (...) La Fiat chiede ai lavoratori di mettere nelle mani dell'impresa il proprio tempo e la propria dignità come unica possibilità per continuare a produrre e lavorare. Una versione, anche peggiore, della direttiva orario bocciata dal Parlamento europeo. Contemporaneamente, proponendo alle organizzazioni sindacali un testo non emendabile, di fatto la Fiat annulla il ruolo contrattuale del sindacato e il valore della rappresentanza collettiva dei lavoratori. Imporre le scelte padronali a Pomigliano e cambiare l'art.18 con il collegato al lavoro, modificare l'art.41 della Cost., vogliono raggiungere un unico obiettivo: la rinuncia al conflitto in favore dell'assoluto primato dell'impresa. Arrivando a mettere in discussione diritti costituzionali, e perciò indisponibili. Di fatto la Fiat vuole riscrivere la costituzione e cancellare il contratto nazionale, ed è gravissimo che ministri della Repubblica l'appoggino in ciò. In questo contesto la scelta della Fiom di non aderire al testo proposto dalla Fiat è un atto coraggioso di resistenza che va sostenuto e non isolato, perché in gioco c'è non solo il futuro dello stabilimento di Pomigliano ma il futuro delle condizioni di vita degli europei. Per questo ci rivolgiamo agli intellettuali, ai parlamentari, ai sindacalisti europei perché costituiscano una rete di opposizione alla ineluttabilità della via di uscita dalla crisi proposta dal nuovo capitalismo. Può nascere così uno spazio di discussione europeo capace di contrastare le politiche di dumping sociale tra gli stessi paesi della Ue.
Titti Di Salvo; Piero Di Siena; Roberta Fantozzi; Silvia Garambois; Alfonso Gianni; Betti Leone; Orazio Licandro; Roberto Musacchio; Gianni Pagliarini; Gianpaolo Patta; Rosa Rinaldi; Augusto Rocchi; Aldo Tortorella; Mario Tronti; Giorgio Mele; Francesco Garibaldo; Piergiovanni Alleva
Lettera aperta della Fiom ai giornali
LA FIOM Ai GIORNALI
Cari direttori dite la verità: la Fiat ci vuole licenziare
Il segretario generale Fiom Maurizio Landini
In questi giorni grande rilevanza viene data su tutti gli organi di informazione alla vicenda di Pomigliano. Abbiamo purtroppo verificato che i contenuti reali dell'intesa, quelli che hanno indotto la Fiom a ritenerla inaccettabile perché lesiva dei più elementari diritti dei lavoratori, fino a quelli costituzionali, non sono stati sufficientemente messi a conoscenza dell'opinione pubblica. Vi chiediamo quindi un particolare sforzo per dare adeguato spazio alla piena informazione sui contenuti dell'intesa. In particolare riterremmo di grande utilità che venisse resa pubblica la clausola contenuta al punto 15 dell'accordo separato: «Clausole integrative del contratto individuale di lavoro-Le Parti convengono che le clausole del presente accordo integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell'efficacia nei suoi confronti delle altre clausole».
Siamo all'introduzione di un principio di libera licenziabilità del lavoratore considerato inadempiente dall'azienda, principio che viola lo Statuto dei lavoratori e la Costituzione. La gravità di questa clausola non è stata messa a sufficiente conoscenza di un'opinione pubblica che pure è percorsa da un grande dibattito su altri temi nei quali si individuano lesioni alla Costituzione.
Cari direttori dite la verità: la Fiat ci vuole licenziare
Il segretario generale Fiom Maurizio Landini
In questi giorni grande rilevanza viene data su tutti gli organi di informazione alla vicenda di Pomigliano. Abbiamo purtroppo verificato che i contenuti reali dell'intesa, quelli che hanno indotto la Fiom a ritenerla inaccettabile perché lesiva dei più elementari diritti dei lavoratori, fino a quelli costituzionali, non sono stati sufficientemente messi a conoscenza dell'opinione pubblica. Vi chiediamo quindi un particolare sforzo per dare adeguato spazio alla piena informazione sui contenuti dell'intesa. In particolare riterremmo di grande utilità che venisse resa pubblica la clausola contenuta al punto 15 dell'accordo separato: «Clausole integrative del contratto individuale di lavoro-Le Parti convengono che le clausole del presente accordo integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell'efficacia nei suoi confronti delle altre clausole».
Siamo all'introduzione di un principio di libera licenziabilità del lavoratore considerato inadempiente dall'azienda, principio che viola lo Statuto dei lavoratori e la Costituzione. La gravità di questa clausola non è stata messa a sufficiente conoscenza di un'opinione pubblica che pure è percorsa da un grande dibattito su altri temi nei quali si individuano lesioni alla Costituzione.
venerdì 18 giugno 2010
Livorno - Sconvolgente, secondo morto sul lavoro in 2 giorni
È sconvolgente il fatto che dopo 48 ore si debba assistere ad un altro incidente mortale. Ciò che è avvenuto questa mattina testimonia ancora una volta come sia diventato arretrato e frazionato il mondo del lavoro. Ogni incidente, quello di oggi come quello avvenuto il 15 giugno, non è frutto del caso o della sorte ma è la conseguenza di un sistema che ormai sta sacrificando la tutela della sicurezza dei lavoratori.
Chiediamo a tutte le istituzioni che sia aperto un dibattito serio nei consigli in cui si discuta costruttivamente di tutte le opzioni che possiamo mettere in campo per fermare la guerra in corso sui posti di lavoro. Cerchiamo di evitare che finito il momento delle manifestazioni di lutto, tutto torni come prima, come se niente fosse, fino alla prossima vittima. Mettiamo mano al sistema degli appalti a ribasso, sosteniamo i controlli sulla sicurezza, forziamo la mano affinché chi lavora nel nostro territorio abbia un futuro.
Riaffermiamo con forza quanto sostenuto solo 48 ore fa. Tutto il mondo politico e sindacale deve interrogarsi sull’organizzazione attuale del lavoro e rendersi conto che siamo in una spirale che macinando i diritti dei lavoratori fa piazza pulita anche della sicurezza sui posti di lavoro. Dobbiamo fermarci riflettere e cominciare a modificare l’attuale sistema altrimenti continueremo a reagire agli incidenti limitandoci a manifestare la nostra vicinanze alle famiglie delle vittime e a manifestare la nostra rabbia.
Michele Mazzola, Segretario Federazione Livorno PdCI
Lorenzo Cosimi, Segretario Federazione Livorno PRC
Chiediamo a tutte le istituzioni che sia aperto un dibattito serio nei consigli in cui si discuta costruttivamente di tutte le opzioni che possiamo mettere in campo per fermare la guerra in corso sui posti di lavoro. Cerchiamo di evitare che finito il momento delle manifestazioni di lutto, tutto torni come prima, come se niente fosse, fino alla prossima vittima. Mettiamo mano al sistema degli appalti a ribasso, sosteniamo i controlli sulla sicurezza, forziamo la mano affinché chi lavora nel nostro territorio abbia un futuro.
Riaffermiamo con forza quanto sostenuto solo 48 ore fa. Tutto il mondo politico e sindacale deve interrogarsi sull’organizzazione attuale del lavoro e rendersi conto che siamo in una spirale che macinando i diritti dei lavoratori fa piazza pulita anche della sicurezza sui posti di lavoro. Dobbiamo fermarci riflettere e cominciare a modificare l’attuale sistema altrimenti continueremo a reagire agli incidenti limitandoci a manifestare la nostra vicinanze alle famiglie delle vittime e a manifestare la nostra rabbia.
Michele Mazzola, Segretario Federazione Livorno PdCI
Lorenzo Cosimi, Segretario Federazione Livorno PRC
giovedì 17 giugno 2010
Comunicato stampa PRC PdCI sull'ennesima morte sul lavoro
Apprendiamo con sconforto e con rabbia la notizia dell’ennesima morte di un operaio. Ancora una volta dobbiamo assistere alla disperazione di una famiglia, cui manifestiamo tutta la nostra vicinanza, e alla più chiara manifestazione di come sia diventato arretrato il mondo del lavoro. Da quanto apparso sulla stampa online Dasonor Qalliaj, così si chiamava l’operaio, lavorava per una ditta che aveva l'appalto all'interno del cantiere livornese per lavori di sabbiatura sulle imbarcazioni.
In attesa che sia più chiara la dinamica dell’incidente, vogliamo ribadire con forza un appello a tutto il mondo politico e sindacale affinché una volta per tutte si metta mano al mondo del lavoro cancellando il sistema degli appalti, come lo conosciamo oggi, e riportando i lavoratori al centro del nostro sistema produttivo. Gli incidenti che si verificano quasi quotidianamente in tutta Italia, e molto spesso nei nostri territori, sono sempre legati a precise responsabilità e sono la conseguenza di un sistema che rincorrendo i costi a ribasso è pronto a tagliare le risorse destinate alla sicurezza sul lavoro e i diritti dei lavoratori stessi. Si tratta di una vera e propria mercificazione dei lavoratori sacrificabili sull’altare del profitto cui dobbiamo mettere un freno.
Chiediamo a tutte le istituzioni di non permettere che ancora una volta, finito il momento delle manifestazioni di lutto, tutto torni come prima, come se niente fosse, fino alla prossima vittima. È necessario che si investa anche a livello territoriale affinché in ogni luogo di lavoro siano garantiti alti livelli di sicurezza, di professionalizzazione dei lavoratori e sia impedito l’uso delle gare di appalto a ribasso. Dobbiamo porci nell’ottica di tornare a condurre delle battaglie comuni affinché ogni lavoratore possa avere un lavoro stabile e sicuro.
Lorenzo Cosimi
segretario prc
Michele Mazzola
segretario pdci
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